"Siamo a sud di Roma". L’ISIS a 300 km dalle nostre coste?

Sin dalla morte di Gheddafi nel 2011, la Libia non ha mai smesso di essere in guerra civile. Ad oggi, l’ex Repubblica socialista araba è divisa in due: la parte est del paese è controllata da un governo riconosciuto dalla comunità internazionale con sede a Tobruk, che da anni cerca invano di ristabilire l’ordine. Anche l’ovest è nel più profondo caos, controllato da un governo non riconosciuto con sede a Tripoli e da una moltitudine di gruppi jihadisti ed islamisti, molti dei quali hanno giurato fedeltà al Califfo dello Stato Islamico.
La Libia oggi.
Lo Stato Islamico, che ha il cuore in Siria e Iraq, controlla direttamente diverse aree della Libia, le quali sono distanti dall’Italia circa 300 km in linea d’aria: più o meno la stessa distanza che intercorre tra Bologna e Roma. Da almeno ottobre controlla la città di Derna, sulle coste orientali, anche se fonti attendibili ne certificano l’attività anche in altre zone dello Stato. Diversa area geografica di influenza, ma stesso copione: l’IS in Libia si è macchiato di crimini orrendi, come l’uccisione di 21 cristiani-copti egiziani, decapitati brutalmente con le stesse modalità che ormai siamo tristemente abituati a conoscere. Tra i loro boia, forse, c’era anche una donna.
Ben memore dei lanci di missili verso Lampedusa avvenuti per mano di Gheddafi, la comunità internazionale non rimane certo a guardare passiva. L’Italia si è detta disponibile a capeggiare una coalizione per ristabilire l’ordine in Libia (dichiarazione per la quale il ministro degli esteri Gentiloni si è meritato da parte dei miliziani l’appellativo di “crociato”). Oggigiorno, soltanto l’Egitto è già intervenuto militarmente, bombardando lo stato confinante per ritorsione dopo l’uccisione dei 21 cristiani, un po’ com’era avvenuto dopo l’assassinio del pilota giordano. "Non ci sono altre scelte, tenendo in considerazione l'accordo del popolo libico e del governo, che ci hanno chiesto di agire", ha detto il presidente egiziano. Si va verso una guerra, quindi, a 300 km dalle coste dell’Italia, mentre il conflitto con lo Stato Islamico rischia di svilupparsi su ben due fronti: nel suo cuore iracheno-siriano e nella stessa Libia.
Bobardamenti egiziani in Libia. Fonte: internazionale.it

"L'Ue resta convinta che sia ancora necessario incoraggiare il dialogo politico fra le diverse parti libiche, spingendole a sedersi a un tavolo come sta cercando di fare il rappresentante speciale dell'Onu, Bernardino Leon", ha ribadito la portavoce dell’Alto rappresentante dell’Unione europea per la politica estera e di sicurezza, Federica Mogherini. 
Invece, l’ambasciatore italiano in Libia rassicura: "Dire che Sirte o Tripoli siano in mano all'ISIS è assolutamente sbagliato: purtroppo in questa polarizzazione così forte, con due schieramenti che si fronteggiano e si dividono al loro interno [parla del governo ufficiale di Tobruk e di quello non riconosciuto di Tripoli, ndr], è chiaro che prevalga la logica il nemico del mio nemico è mio amico, che è una logica pericolosissima, che può portare a un rafforzamento del terrorismo estremo in Libia".


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