Michael Jordan

Spero che ognuno di voi conosca, almeno per sentito dire, Michael Jordan. Se così non fosse, in breve potrete trovare la sua storia, poiché l’altro ieri era il giorno del suo cinquantaduesimo compleanno.

Fonte: Wikimedia Commons
Colui che per molti è considerato il più forte giocatore di basket di tutti i tempi il 16 febbraio 1963 a Brooklyn, New York. La famiglia si era trasferita per esigenze di lavoro; il padre James lavorava come meccanico e fu in quegli anni che la mamma Deloris diede alla luce il piccolo Michael. Quest’ultimo insieme con il fratello Larry cominciò a coltivare passioni sportive, praticando sia il baseball che il basket. Larry era più forte di Michael,  soprattutto con la palla a spicchi fra le mani, poiché era più grande del fratellino e quindi più alto di lui. Tutto questo fu motivo di sfida per il piccolo Jordan, che capì subito cosa volesse dire sacrificarsi per un obiettivo. La famiglia, terminato l’incarico lavorativo durato tre anni, tornò nella terra natia nel North Carolina, a Wilmington. Michael, durante il secondo anno di High School, provò ad entrare nel Team del liceo, ma venne incredibilmente scartato dal coach. Durante l’estate successiva, complici i 10 cm presi di statura, riuscì ad entrare nei “ Junior “, disputando un buon campionato l’anno successivo. AJ non riuscì, tuttavia, ad entrare nei radar delle università più prestigiose, ma venne scelto da North Caroline, dove allenava un santone del basket universitario americano, Dean Smith (da poco scomparso).

Negli tre anni successivi Jordan si posizionò in cima alla classifica marcatori ACC, vinse un titolo NCAA grazie ad un suo tiro e nel 1984 decise di dichiararsi eleggibile per il draft NBA, sentendosi pronto per il grande passo. I Chicago Bulls selezionarono Jordan con la scelta numero tre, e il numero ventitrè cominciò ad affermare il suo gioco “aereo” sul pianeta. Vinse il titolo di Rooky of the Year, ovvero il miglior giocatore al primo anno. Nell’anno dopo mise a segno 63 punti in una partita playoff contro i Celtics di Larry Bird, stabilendo il record di punti per una gara playoff tutt’ora imbattuto; questo evento portò una leggenda del basket come Larry Bird a definire Jordan come Dio travestito da giocatore di Basket. Negli anni successivi Jordan, che ormai si era affermato come “Air” Jordan, grazie alle sue giocate in aria, aggiunse non poco al suo palmarés. Fece registrare una media di 37.1 punti a stagione e vinse sei volte il capocannoniere della lega, oltre, ovviamente, ai due titoli NBA. Fu supportato da compagni come Pippen e Grant e sotto la guida di coach
Phil Jackson nel 1993 arrivò il terzo titolo consecutivo, un Three- Peat che permise a Michael di vincere per la settima volta il premio di miglior realizzatore della lega. Oltre a ciò fra ’91/’92/’93 Sua Maestà vinse tre volte il titolo di MVP delle finali NBA e per due volte il miglior ruba palloni del campionato, dimostrando a tutti che la più grande macchina da punti sulla terra non si risparmiasse affatto in difesa.

Fu proprio nel 1993, quando era al centro del mondo, che Jordan annunciò il suo ritiro dal basket, per passare al baseball, complice la morte del padre nello stesso anno. Tutto ciò al mondo della pallacanestro non sembrò essere vero. Dopo una stagione poco edificante, però, Michael tornò a far parlare di sé e cominciarono a girare voci sul suo ritorno, che vennero finalmente confermate: HE IS BACK. Negli anni successivi, grazie all’inserimento in squadra di Dennis Rodman, il terzetto Rodman-Pippen-Jordan vinse altri tre titoli NBA. Jordan vinse l’MVP della stagione oltre, ovviamente ( si fa per dire ) , ulteriori tre titoli di MVP delle finali. Dopo la bellezza di 6 titoli NBA, 10 volte miglior realizzatore, 6 volte MVP delle finali e 5 volte dell’intera stagione, Jordan conquistò letteralmente il mondo e il 19/01/1999 annunciò il suo ritiro dal basket. La sua fama aveva raggiunto livelli inenarrabili tanto che in Cina uno dei due personaggi più conosciuti dalla popolazione era Mao, l’altro Michael Jordan. Fra le frasi pronunciate dal più grande giocatore di basket di tutti i tempi, abbiamo deciso di lasciarvi con questa:

“Avrò segnato undici volte canestri vincenti sulla sirena, e altre diciassette volte a meno di dieci secondi alla fine, ma nella mia carriera ho sbagliato più di 9.000 tiri. Ho perso quasi 300 partite. Per 36 volte i miei compagni si sono affidati a me per il tiro decisivo... e l’ho sbagliato. Ho fallito tante e tante e tante volte nella mia vita. Ed è per questo che alla fine ho vinto tutto.”

…l’altro ieri ne hai fatti 52, in ritardo, tanti auguri Sua Maestà.

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