L'ISIS decapita anche gli Assiri

Tutti ricorderete sicuramente il luogo in cui è nata la civiltà: la Mesopotamia, la Terra tra i due fiumi. Nella striscia di terra compresa tra il Tigri e l'Eufrate si sono susseguiti i Sumeri, il popolo delle città-stato e dei caratteri cuneiformi, poi i Babilonesi, fondatori del primo grande impero della storia e autori, attraverso il re Hammurabi, della prima raccolta di leggi scritte, e infine gli Assiri, popolo guerriero. Queste tre popolazioni hanno lasciato numerose tracce del loro passaggio, come le famosissime ziqqurat e le rovine della mitica città di Uruk. Si dice che proprio da Uruk derivi il nome dell'odierno Iraq, lo Stato che attualmente detiene la sovranità sulle aree della Mesopotamia, purtroppo minacciato dai barbari dello Stato Islamico.

Il destino vuole che proprio sotto una città controllata dal Califfato, Mosul, ci siano le rovine dell'antichissima Ninive. Questa volta gli jihadisti hanno scelto di scagliarsi contro le statue di epoca assira conservate nel museo cittadino, documentando il tutto con un video pubblicato su YouTube. I danni sono incalcolabili: stiamo parlando del patrimonio non solo della nazione irachena, ma del mondo intero. È come se qualche pazzo decidesse di entrare agli Uffizi e prendere a coltellate la Venere di Botticelli, oppure se qualcuno lanciasse bombe a mano sul Ratto della Sabina del Giambologna nella splendida Loggia della Signoria.

Questo insulto all'arte non è tuttavia paragonabile a quello avvenuto in piazza di Spagna contro la Fontana della Barcaccia. Quei poveri beoti del Feyenoord non erano assolutamente consapevoli di stare urinando sull'opera di uno dei più grandi artisti della storia: uno di loro ha addirittura affermato che "tanto Roma è piena di monumenti", quindi è impossibile distinguere quale oggetto sia un'opera d'arte e quale non lo sia. Invece, gli jihadisti sanno esattamente ciò che fanno. Esattamente come i Talebani, quando si sono scagliati sui colossali Buddha di Bamiyan, i miliziani dello Stato Islamico hanno scelto deliberatamente di distruggere le statue degli idoli degli infedeli. Non importa se hanno seimila anni: ciò che conta è eliminare ogni traccia di ciò che non è Islam.

Chi distrugge il proprio passato, su cosa baserà il futuro? Lo stesso discorso può essere rivolto anche alla dinastia regnante in Arabia Saudita, che ha scelto di cambiare radicalmente il volto de La Mecca. Molti monumenti storici della città più santa dell'islamismo, tra cui le case dei familiari di Maometto, sono stati infatti distrutti per lasciare spazio ad alberghi di lusso e centri commerciali. Riuscireste ad immaginare un Apple Store al posto della Torre di Pisa?

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