Per la gioia di esserci.
Ci innamoriamo.
Almeno una volta nella vita entriamo in
contatto con quel qualcosa che ferma per un attimo il nostro battito
cardiaco, che fa fare una piroetta allo stomaco e un viaggio di prima
classe alla nostra mente. Ci innamoriamo del sorriso della nostra
mamma, del sole che risplende sulla pelle, delle pozzanghere, delle
grida, delle risate, dell'insalata russa della nonna, di Babbo
Natale, del nostro primo cane, dell'album delle figurine finito, del
pallone sgonfio e della pizza.
E ci innamoriamo, tutte le volte che
nell'aria sentiamo l'odore di qualcosa di nuovo, qualcosa di
inaspettato, che suscita in noi un'attrazione incontrollabile.
Ascoltiamo con interesse questo
richiamo, spesso non intendendolo al volo, spesso fraintendendolo, ma
essendone sempre maledettamente attratti.
Siamo attratti da tutte quelle volte
che sentiamo il racconto biblico di Davide e Golia. La storia del
ragazzino armato solo di fionda e sassi che abbatte il gigante con la
corazza e la spada d'oro è entrato a fare parte del nostro
background culturale. Ci siamo innamorati di quel Davide come, del
resto, costantemente, ci innamoriamo di tutti i nostri Davide
moderni.
In un mondo dove i soldi e la notorietà
fanno tutto, troviamo ogni giorno gente che per il proprio coraggio,
per il proprio orgoglio e per gli ideali che rappresenta, entra nei
nostri cuori.
Ci commuoviamo quando sentiamo parlare
della magica storia del Leicester City e del suo campione Vardy,
proprio per questo. Ci commuoviamo perchè vediamo una squadra
composta da giocatori scartati dalle squadre di mezza Europa,
snobbati da tutte le big del calcio Britannico, che riesce a vincere
tutte le partite, macinando una quantità di chilometri impensabile,
per compensare un talento che gli dèi del pallone non concedono a
tutti. Il cuore, l'orgoglio, la tenacia: sono queste le
caratteristiche che emergono dai giocatori del Leicester, e per cui
ci siamo innamorati profondamente. Ci commuoviamo a pensare alla vita
di Jamie Vardy, 29enne, che di professione fa l'attaccante. La storia
dell'operaio che giocava a calcio per arrotondare lo stipendio, che
diventa l'uomo del record di goal nella Premier League, ha dato una
vera e propria scossa ai cuori di tutti gli amanti dello sport del
mondo. La storia della squadra che sta combattendo per il titolo,
dopo essere stata quotata dai bookmakers come favorita alla
retrocessione, è incredibilmente affascinante. Ci commuoviamo quando
osserviamo bene chi è il direttore d'orchestra della squadra dei
miracoli: Claudio Ranieri, allenatore tra i più controversi e
sfortunati del calcio moderno, capace di perdere un titolo nazionale
negli ultimi 31 minuti di gioco, dopo una stagione pressoché perfetta.
Soprannominato dagli inglesi The
Thinkerman (il pensatore),
oggi ha l'occasione di riscattarsi, provando a vincere, con il team
più improbabile, più bello e più emozionante degli ultimi 30 anni,
l'ambito titolo che insegue da 66 primavere.
Ci commuoviamo
quando sentiamo parlare della vittoria nel Campionato del Mondo di
Rugby da parte della squadra-cuscinetto Giappone ai danni della
potenza Sud Africa, quando osserviamo le immagini di quella partita
dove a piangere non furono i Sud-Africani, bensì i giganti Nipponici
che, crollando nel fango, sfiniti, ringraziavano il cielo di aver
donato loro la gioia di esserci.
E ci commuoviamo,
nel sentire parlare dell'incredibile vicenda di Stephen Curry, il
ragazzino troppo esile per scendere su un campo della pallacanestro,
che adesso ha distrutto ogni sorta di record, diventando uno dei
migliori giocatori della storia della palla a spicchi.
Questo è il bello dello sport. Perchè, come nella vita, non sempre vince il più forte.
Questo è il bello dello sport. Perchè, come nella vita, non sempre vince il più forte.
Vince chi ci mette
più anima, più grinta e più cuore.
Si può perdere ma,
se si ha la convinzione di aver dato tutto, è esattamente come aver
vinto.
Anche noi giochiamo
la nostra partita come la gioca il Leicester City. O perlomeno
dovremmo.
Dovremmo
barriccarci nel nostro fortino, aspettare con pazienza il momento
giusto e poi, al novantesimo minuto, lanciare il pallone
lontanissimo, così lontano da essere certi che nessuno potrà arrivarci. Perchè è proprio in quel momento che Jamie Vardy,
partirà dalla sua metacampo, correrà, recupererà il pallone e
segnerà.
Per la gioia di
tutte le persone che si innamorano di qualcosa in cui credono
veramente.
Per la gioia di
esserci, quando a vincere sono gli ultimi.
Lorenzo Brusco IIIA Sc.
Immagine presa da Google_Vardy
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