Roma2024: ecco che Davide può battere Golia!

"Per quanto concerne il 2024, ci sono le basi per vincere. Non potrei che essere io a guidare l'avventura, ma non abbandonerei il CONI". Era il 25 novembre 2013 quando Giovanni Malagò, eletto presidente del Coni soltanto nove mesi prima, annunciò solennemente che la città di Roma Capitale avrebbe presentato la propria candidatura per organizzare i giochi della XXXIII Olimpiade. E ad oggi, tra le candidature ancora rimaste, quella italiana è certamente la sorpresa. Il motivo? Semplice. Budapest, Los Angeles e Parigi non hanno vissuto recentemente un periodo di conflittualità interna come Roma, e nemmeno gli attentati terroristici dello scorso novembre hanno minato la candidatura della capitale francese tanto quanto le vicende di Marino e compagnia in quel della "città eterna".
Del resto, in Italia è cosa nota il gonfiaggio misterioso di preventivi stimati a proposito di opere pubbliche, e giusto per non andare lontano basti pensare al famosissimo Palazzo dei Congressi dell'EUR al quale dovrebbe essere "donata" la Nuvola di Fuksas. 

 Ma noi siamo italiani, e non c'è niente da fare: anche per quanto riguarda la candidatura di Roma, la posizione non è stata affatto unanime. Dietro a chi fa (giustamente) affidamento su una sorta di orgoglio nazionale, nonchè sulla consapevolezza del fatto che sarebbe un balzo in avanti non da poco per lo sport italiano, c'è sempre un fronte di scontro. E come nel caso dell'EXPO, la stampa non fa nulla per arrestare il sempre peggior processo di demonizzazione di ogni qualsivoglia progetto che il nostro paese tenta di organizzare. Che si tratti di festival di musica elettronica (recentemente è scoppiata la polemica contro il Sensation ritenuto anni luce distante dal Tomorrowland: ma questa è un'altra storia) o di sport, la questione rimane la stessa. Pur di contestare qualcosa, siamo sempre pronti a tirarci su le maniche e a polemizzare fino all'infinito. Ad appiccare il fuoco per primo, ed è un fatto di cronaca delle ultime settimane, è stato un pungente dossier dei Radicali. A fornire immediatamente ossigeno alla fiammella, è invece stata la stampa, specie quella estera che ha tendenzialmente condiviso ogni punto del documento. Si parla di un "rischio enorme", di "sovraccosti insostenibili" (a loro dire, non sarebbe impossibile toccare l'800%) e di altre nefaste previsioni la cui probabilità di realizzazione è al momento assolutamente ignota. Se dunque avete voglia di sviluppare un pensiero negazionista nei confronti di Roma 2024, potete andarvi a leggere l'intero comunicato (www.referendumroma2024.com). Personalmente, mi sento di sconsigliarlo, in fondo un po' di positività non guasta.

Tornando al presente, è dal 1960 che le Olimpiadi mancano in terra italiana. Abbiamo rischiato di trovarci in casa l'edizione del 2004, ma arrivammo secondi dietro ad Atene che si aggiudicò la kermesse in un periodo che i greci mai potranno dimenticare (del resto, la rete di Angelos Charisteas in finale ad Euro2004 rimarrà nella storia come l'emblema di un'annata complessivamente splendida per gli ellenici); quanto al 2020, è stato Mario Monti a porre il veto in quanto la mancanza di infrastrutture inadeguate avrebbe reso praticamente impossibile l'organizzazione delle gare.
Questa volta, però, tutto sembra perfetto. Le critiche, come ho detto, ci sono e non hanno tardato a farsi sentire, ma gli elogi di Thomas Bach (presidente del Comitato Olimpico Internazionale, il quale elesse Roma ad "una candidata forte ed apprezzata") potrebbero aver dato un notevole impulso. Nel dicembre 2014 del resto, Matteo Renzi annunciava orgogliosamente la candidatura di Roma: mica male, in un periodo in cui i tagli al Coni si erano fatti ancor più pesanti, e dopo sei mesi letteralmente infuocati tra scandali e dimissioni "post fracaso inexplicable" in terra carioca (Prandelli e Abete, dimettendosi, hanno tirato fuori gli attributi ma il problema permane alla radice), tutta la voglia di far tornare l'Italia nell'élite sportiva europea c'era eccome.


In tempi recentissimi, un pungente editoriale affidato da Alessandro Zoppini alla Gazzetta dello Sport ha egregiamente sottolineato l'unicità di un evento a dir poco irripetibile: in sintesi il messaggio si riduce al semplice quesito "Perchè criticare in quasto modo la candidatura di Roma se Torino2006, partita malissimo, è stata un successo?. Racchiude in sè una miriade di spunti su cui riflettere. Punto uno: abbiamo di fronte dei titani come Parigi, Boston, Washington, Los Angeles e San Francisco; dunque non può che essere una sfida a dir poco ardua (ma sappiamo tutti troppo bene com'è finita tra Davide e Golia...). Punto due: Roma si gioca le sue chances dall'inizio esattamente come le più quotate rivali. Punto tre: ci sarebbe anche l'ipotesi di riqualificare permanentemente l'area di Tor Vergata, e visto che pare siano necessari 400 milioni di euro, tanto vale far le cose per bene. Punto quattro: Londra, nel 2012, aveva coinvolto un paio di siti chiave della città (Hyde Park è il primo esempio che mi viene in mente), decentrando poi parte delle gare. Quale occasione migliore per far ammirare al mondo l'ineguagliabile bellezza della "città eterna" incrementando l'interesse turistico per un'Italia che possiede il 50% del patrimonio artistico mondiale (fonte UNESCO) e che si ostina ad investire somme irrisorie nella promozione e nella conservazione di opere tanto inimitabili quanto delicate.
Ora, io non so se Davide batterà realmente Golia, se Roma vedrà scelta la sua candidatura, come l'Italia vedrà questa decisione. Di certo c'è solo che prima di dover battagliare con nemici esterni (le sovracitate città), Roma  deve risolvere radicalmente e in breve tempo l'enorme macigno causato dalla conflittualità interna. E se alla fine sarà Roma2024, solo allora ci preoccuperemo di come arrivare preparati ad un evento che potrebbe fungere benissimo da punto di (ri)partenza per la nostra Italia.


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