Servizio civile obbligatorio: incoraggiamento o forzatura?
Un servizio civile obbligatorio, per “dare ai giovani un momento unificante” e al tempo
stesso formarli negli ambiti che spaziano dalla sicurezza sociale alla protezione
civile: questa è la proposta che la ministra della Difese, Roberta Pinotti, ha
lanciato il 15 Maggio, durante la novantesima adunata nazionale degli alpini a
Treviso, poi confermata nel pomeriggio con un tweet.
La ministra
ha affermato di aver proposto l’idea di una legge per quanto riguarda un servizio
obbligatorio in ambito civile, e non più nelle forze armate, in quanto per le
eventuali missioni internazionali si ha bisogno di personale preparato e, di
conseguenza, la leva militare non sarebbe utile. Al contrario, il servizio
civile non necessita formazione specifica; inoltre unirebbe ancor di più i
giovani e al tempo stesso li “utilizzerebbe” per scopi socialmente utili, permettendo
comunque loro di scegliere la destinazione in cui svolgere il loro compito.
Insomma, con questa ipotetica legge si potrebbero prendere, per così dire, “due
piccioni con una fava”.
O
almeno,così pensa la ministra Pinotti. Ma che ne pensano i giovani? Coloro a
cui sarebbe destinato questo progetto?
Negli ultimi
anni,grazie anche alla recente conversione da “Servizio Civile Nazionale” a “Servizio
Civile Universale”, ovvero permettendo anche agli Italiani residenti all’estero
di prendere parte a quest’attività, il numero di volontari che aderiscono a
quest’organizzazione è cresciuto esponenzialmente. Secondo alcuni dati, dal
2013 ad oggi si sarebbe passati da circa 1000 giovani volontari, di età
compresa fra i 18 e i 29 anni, ai quasi 47 000 odierni. Inoltre, il
sottosegretario al Lavoro Luigi Bobba ha dichiarato in una recente intervista a
Radio3 che il numero continua a salire e che si stima di arrivare a 100 000
volontari nei prossimi 2-3 anni.
Tuttavia,
molti ragazzi hanno affermato che partecipano o parteciperebbero volentieri ad
attività di servizio civile nelle condizioni presenti oggi, ovvero del tutto
liberamente, ma sarebbero più restii a farlo in caso di obbligo. Di conseguenza,
se questa legge venisse approvata, è probabile un calo nei numeri di persone
che prendono parte agli svariati progetti presenti sul territorio in quest’ambito.
Il dibattito
perciò continua, ma il nostro non è
certo un caso isolato in Europa. Infatti, la discussione sull’utilità della leva
militare obbligatoria e la sua eventuale riattivazione è stata recentemente
aperta, prima in Svezia, dove è stata confermato il reinserimento di questa
pratica già a partire dal 2018, poi in Francia, dove invece l’argomento è stato
solamente toccato da molti candidati, incluso l’ormai neoeletto presidente
Macron.
Non resta
altro da fare che seguire il percorso di questa proposta e vedere se riuscirà
ad arrivare sui tavoli di Camera e Senato, o se verrà dimenticata prima, come
molte altre idee in questi anni.
Irene
Canonica, 1^D linguistico.
Fonti:
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