Io non sono un virus.


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Discutendo a proposito del recente COVID-19, o più comunemente chiamato Coronavirus, insieme allo stato di emergenza nel quale si trova la popolazione mondiale (o quantomeno europea), i disagi di carattere economico da esso derivanti e le statistiche riguardanti la salute dei contagiati è doveroso fare un importante approfondimento sul razzismo del quale le persone di etnia cinese che si trovavano in Italia per qualunque motivo, sono state vittima.
Ritengo sia importante, in particolare, porre l’accento sul fatto che non sono stati vittima di violenza solamente i Cinesi, ma anche individui di parvenza asiatica, come l’uomo di nazionalità filippina violentemente colpito da un pugno in un supermercato; al fine di difendersi, ha dovuto specificare di non essere cinese, ma filippino; evidentemente, nel clima di razzismo nel quale ci si trova ora, è necessario.
Nel caso in cui a questo punto qualcuno dovesse ancora ritenere che la discriminazione rivolta verso queste persone sia stata motivata e possa essere compresa per via dell’allarmismo e la paura nei confronti della diffusione del virus, a provare che questo clima di intolleranza esistente in questi giorni fosse già presente ed ha solo ultimamente trovato una valvola di sfogo, vi è ciò che è accaduto nel mese di Gennaio 2020 alla studentessa diciannovenne cinese Valentina Wang, vittima di insulti, peraltro anche sessisti, da una baby gang di bulli che le hanno sputato addosso prima di scendere dal treno diretto verso Padova.

Non nascondendo la vergogna nei confronti del mio Paese ed il dispiacere nel dover descrivere questi avvenimenti, si potrebbero citare tante altre notizie come queste, anche riguardanti altri Paesi europei e non, ma per fare ciò esiste già Internet, per cui veniamo al dunque.
Si può osservare che perfino in un’occasione di emergenza come questa è necessario trovare un capro espiatorio, solitamente identificato in persone che non vengono reputate veri “cittadini”, in questo caso italiani. Sì, perché ci sono state alcune aggressioni negli altri Paesi, ma focalizzarsi sull’Italia in questo momento è particolarmente rimarchevole perché il secondo ceppo maggiore di Coronavirus è stato registrato proprio qui, portando il resto del mondo a mettere in quarantena i turisti italiani e bloccare i voli da e per il nostro Paese. Sebbene alcuni Italiani abbiano trascorso questi mesi aggredendo i Cinesi partendo dal presupposto che, indipendentemente dal fatto che provenissero dalla Cina o avessero viaggiato lì di recente, avessero il Coronavirus, ora si ritrovano molto confusi, e perfino infastiditi ed offesi dal fatto che la medesima sorte sia toccata e stia toccando a loro.
Non si tratta di dire che bloccare i voli sia un’azione scorretta, poiché limitare al massimo i contagi è cruciale per tutto il mondo; si tratta di specificare che un’etnia non corrisponde ad un virus, ma la disinformazione, l’odio e l’ignoranza sì.
Tuttavia, anche gli Italiani sono stati e ancora oggi sono vittime di una battuta razzista decisamente evitabile ad opera di molti, ma soprattutto del canale televisivo francese "Canal Plus". Qualche giorno fa, infatti, è stato mostrato un finto pizzaiolo italiano nell'atto di preparare una pizza "al COVID-19"; tale canale ha in seguito rimosso il video e porto le proprie scuse, ma il gesto resta una dimostrazione di come il pretesto del virus stia portando il razzismo a dilagare in ogni Paese, nei confronti di chiunque sia reputato, in maniera stereotipata, portatore del Coronavirus.

Smettiamo di cercare questo capro espiatorio, non ne abbiamo bisogno. Smettiamo di credere a tutti i titoli dei giornali online o cartacei, inoltrare le catene su Whatsapp, alimentare fake news popolari e lasciare che il panico si impadronisca di noi non permettendoci di ragionare con la nostra testa e comprendere che la violenza, o anche solo le battute ironiche ma maligne, non risolveranno nulla.
È di fondamentale importanza distinguere una misura di sicurezza priva di razzismo, quale il blocco dei voli aerei, da una violenza gratuita, psicologica e soprattutto fisica, apparentemente giustificabile con la sicurezza nazionale.
Termino citando le parole del francese di origine cinese Chengwang Lou su Twitter: “Io sono cinese, ma non sono un virus! So che tutti temono il virus, ma niente pregiudizio, per favore. #IoNonSonoUnVirus”.
Nessuna etnia è un virus.

Valentina Preve, 3^D







Commenti

bruna ha detto…
non voglio dire che Valentina Preve è la migliore scrittrice che io conosca ma è proprio quello che intendo
Anonimo ha detto…
Interessante punto di vista, ben scritto, ben argomentato e apre uno spunto di riflessione su quello che sta accadendo. Praticamente un articolo professionale.
Debora ha detto…
Articolo scritto benissimo. Peccato non sia stato pubblicizzato come è stato fatto per tutti gli altri articoli, merita tantissimo.

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