Articolo 1
L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.
La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.
Articolo 4
La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto.
Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un'attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società.
Inizio così, citando 2 articoli della nostra Costituzione ricordando che, in Italia, lavorare è un diritto ed è anche il fondamento delle Repubblica.
Come ogni anno, il 1° maggio viene celebrata la festa dei lavoratori in onore delle lotte combattute per ottenere i diritti nell’ambiente lavorativo, data che ricorda il primo traguardo di queste lotte, l’entrata in vigore nell’Illinois della legge che stabilisce otto ore lavorative.
Quest’anno, però, questa festività ha avuto un sapore un po’ amaro, perché non si è potuto festeggiare, sia per la situazione sanitaria, sia perché molti non sono più lavoratori. Ebbene sì, questo Covid-19 è così infido che non dà pace a nessuno, indipendentemente se tu l’abbia contratto oppure no, ha portato a una crisi generale del sistema e ha colpito diverse famiglie.
In ambito lavorativo, la situazione è molto delicata, molte posti di lavoro hanno dovuto chiudere momentaneamente perché non producevano beni di prima necessità, fabbriche e aziende artigianali; non tutte però sono sopravvissute, alcune di queste non sono riuscite a sostenere i costi per mantenere le loro attività.
Questa problematica dai datori di lavoro si estende anche ai lavoratori, in alcuni casi, si è attivata a Cassa integrazione ordinaria o l’Assegno ordinario lasciando a casa molti lavoratori che vengono stipendiati meno di quello che normalmente guadagnerebbero mensilmente, altri invece, hanno perso il loro impiego e in questa situazione di lockdown non hanno nemmeno la possibilità di cercare un’ altra occupazione.
Il grande problema , infatti, è l’assenza di un’entrata di bilancio, ossia un guadagno esterno, le spese però, continuano ad esserci e chi non è riuscito ad affrontare questo costo è sprofondato nell’abisso.
Guardando il telegiornale, sono rimasta particolarmente colpita da questo frangente, provo ad immedesimarmi nelle persone che non possono permettersi di comparare del cibo e sento un grande senso di vuoto e tristezza, poi penso ai genitori che si trovano in questa condizione, che davanti agli occhi dei propri figli, anche magari cercando di nasconderlo, si disperano e con un grande tormento nel proprio cuore sanno che non possono assicurare un pasto per la propria famiglia.
Chissà quante e quali scuse si inventano quando a pranzo, c’è solo un piatto di pasta e i loro figli chiedono : ”Mamma, papà, perché non mangiate?”, penso a questo e sento un nodo alla gola e le lacrime agli occhi, quanta sarà la frustrazione di un genitore che non riesce nemmeno a dare del cibo ai suoi figli?
Spero di non vivere mai questa sensazione sulla mia pelle.
Sembrerà scontato ma ora più che mai non tutti possono avere un pasto caldo; questa situazione ce lo sta mostrando con le tante persone che non escono nemmeno a fare la spesa, non sto parlando di coloro che non hanno alcuna possibilità di uscire di casa o di quelli che non ne hanno bisogno, ma delle persone che non vanno al supermercato perché sanno che alla cassa non potranno pagare.
Davanti a tanta desolazione si può vedere come l’Italia sia unita in questo momento caratterizzato dalle distanze, di fronte a questo problema tantissime persone stanno donando il loro cibo per altri che non possono permetterselo, è incredibile come in questi periodi la solidarietà sia all’ordine del giorno, persone che si aiutano senza nemmeno conoscersi, eppure si cerca di aiutare tutti e non dimenticarsi nessuno.
La sera, sullo schermo della tv, dopo tante scene agghiaccianti vedo immagini che mi riempiono il cuore, il calore delle persone che si scambiano sorrisi pieni di speranza, il semplice gesto di porgere una borsa con del cibo, qualcosa che, pur semplice, ha dietro di sé un qualcosa di straordinario.
Sono i gesti semplici, infatti, che sono i più belli e i più sinceri, credo che prima di questo periodo quasi utopico abbiamo perso un po’ questa consapevolezza.
Prima, eravamo immersi in un mondo di apparenze dove si dava più importanza al mostrare che all’essere, ci siamo smarriti un po’ tutti in questa società frenetica, confusionaria, con mille conflitti ed ecco, dopo essere andati per troppo tempo a velocità troppo elevate ci siamo fermati e abbiamo dovuto rivalutare ciò che è davvero importante.
Martina Cerrato 4A
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