Fisica - università degli studi di Torino.



Intervista a Matteo Zemmi, frequentante il secondo anno della facoltà di fisica a Torino.


_Perché hai scelto questa facoltà?

Subito non ero sicuro di cosa voler fare, perciò ho chiesto consiglio ai miei professori. Mi hanno suggerito di intraprendere un percorso scientifico, come ad esempio ingegneria, matematica o fisica. In seguito ho fatto la mia scelta mettendo a confronto i vari percorsi di studi, trovando Fisica la più adatta alle mie preferenze.

_E perché hai scelto Torino piuttosto che Genova?

In realtà è stata semplicemente una questione di comodità. Avevo già conoscenze e mia madre lavora in città.

_Quindi hai vissuto a Torino?

Si esatto. Inizialmente ho vissuto nel collegio che l’università mette a disposizione, quest’anno mi sto appoggiando a un appartamento “privato”, non me la sono sentita di prendere nuovamente una camera con la situazione che stiamo vivendo. Infatti ora sono a casa mia in valle. La cosa banale che posso consigliare è vivere in collegio o trovare un appartamento vicino alla facoltà, possibilmente anche in prossimità della stazione.

_Come è stato passare dal paese alla città?

Non è stato di certo un trauma, mi sono ambientato bene. Abitando in un paese piuttosto isolato ero abituato anche a fare lunghi viaggi, quindi l’uso dei mezzi pubblici non mi è sembrato strano e non mi ha stressato. Devo ammettere che sono anche abbastanza economici, fanno gli sconti agli studenti. Insomma, quelli non sono di certo un problema economicamente. Alla sera tardi è più difficile muoversi perché ce ne sono di meno, come è normale che sia.

_Hai avuto modo di continuare a frequentare i tuoi amici o compagni in università? E al di fuori?

Nessuno dei miei compagni ha scelto la mia stessa facoltà, ma fare conoscenza non è stato per nulla difficile, siamo comunque tutti nella stessa barca. Ho conosciuto subito il mio compagno di stanza del collegio, poi sono riuscito a farmi amici anche in facoltà senza nessun problema. C’è un gruppo Whatsapp di universitari valbormidesi comunque, per chi avesse la mancanza dell’atmosfera della valle; ogni tanto si organizzano serate dove ci si incontra per fare due chiacchere.

_Tornando all’università, il tuo percorso ti piace? Oppure non rifaresti la stessa scelta?

Sono contento della scelta che ho fatto, mi piace ciò che studio. Ovviamente è normale trovare durante il percorso degli esami che non ti vanno a genio. Nel momento in cui però questi esami iniziano a farsi numerosi è meglio cambiare strada. Molti miei compagni hanno lasciato l’università al primo anno, alcuni hanno cambiato università capendo che non era quella la loro strada. E in questo non c’è nulla di male, nella vita è giusto provare e cambiare, sennò come si trova la strada giusta?

_Per entrare nella facoltà di fisica c’è un test di ingresso?

No, c’è solo il TARM, che è una verifica delle competenze, ma è molto semplice; comunque se non lo si passa si fanno degli esami di recupero durante l’anno, ma si è comunque ammessi. Durante il percorso, poi, come ho già detto, ognuno capisce se quella è la sua strada.

_Quali sono i lati positivi che ti hanno colpito? E quelli negativi?

Positivo di sicuro è il fatto che la nostra è una facoltà piccola. Quando a ingegneria ci sono aule di 200 persone e mille e mila sezioni, noi abbiamo una sola sezione da circa 80 persone. Il rapporto con i professori è molto più diretto, è un ambiente famigliare in cui ti senti un po' meno un “numero”. La cosa negativa è l’organizzazione. Le lezioni online sono state organizzate molto bene, questo devo ammetterlo, ma l’organizzazione generale non è il massimo. Specialmente il sito: mentre di solito nelle università c’è un unico sito con i vari link, nella mia ogni singola facoltà ha un proprio sito organizzato a suo modo, è molto confusionario. Questo comunque non incide particolarmente sull’insegnamento, sul quale non ho nulla da ridire.

_Per intraprendere il tuo percorso di studi che basi servono? La preparazione del liceo è valida?

Le basi che ti fornisce il liceo è validissima, abbiamo molte meno difficoltà rispetto a studenti di altri licei. Non serve necessariamente fare il liceo scientifico, ho compagni che vengono da diversi generi di licei, dal classico al linguistico. Devono impegnarsi di più visto che molti argomenti sono completamente nuovi, ma con la buona motivazione si riesce senza problemi.

_Ci vogliono caratteristiche particolari? Una certa personalità?

Tanta passione per le scienze, questa è l’unica cosa. Inoltre il primo anno è simile a quello di ingegneria e matematica, dal secondo cambia. Deve piacere molto la matematica perché è fondamentale, ci sono molti esami, e poi, ovviamente, la fisica.

_Quali sono gli sbocchi lavorativi in seguito alla triennale? E alla magistrale?

Appena sono venuto a contatto con questa facoltà la prima cosa che mi è stata detta è di non fermarsi alla triennale, è molto improbabile trovare lavoro, in questo ambiente ovviamente si preferisce chi ha in mano una specializzazione. In seguito alla magistrale si ha un vastissimo ambiente lavorativo. Dal professore liceale o universitario, al lavorare per le aziende eccetera. L’ambito principale è quello della ricerca, ma ci sono diversi generi di ricercatori. Innanzitutto ogni professore universitario è al contempo il capo di un gruppo di ricerca, del quale fanno parte alcuni ricercatori. Questi ultimi non sono pagati benissimo e hanno contratti piuttosto brevi, ma comunque per diventare un professore devi fare moltissimi esami ed impegnarti molto.

_E tu? Dove ti vedi tra 5 anni?

Di sicuro fuori da un corso di studi. Spero all’estero in un qualche laboratorio di ricerca. Comunque le idee si schiariscono nel mentre che si studia. Non è come chi va a fare medicina che ha il percorso molto preciso e che spesso ha già le idee chiare, nella mia facoltà sviluppi il tuo pensiero e i tuoi obiettivi negli anni.

_Grazie mille, sono sicura che questa intervista sarà utile a molti miei compagni di scuola.

Irene Pizzorno - 5A

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