Digital Humanities

 Intervista a Matteo Albanese

V: Se vuoi, inizia introducendo la tua facoltà, dove studi e a che anno sei.

M: Io ho frequentato la triennale in Scienze della comunicazione presso l'Università di Genova, dal 2016 al 2019, poi ho proseguito con la magistrale in Digital Humanities, anche qui presso UniGe e anche qui (fisicamente) al Campus di Savona.

V: Posso chiedere in che senso fisicamente?

M: Sì, dunque l'università è situata a Genova a livello di dipartimento, però le lezioni si tengono al Campus di Savona. Si può dire che le segreterie principali siano a Genova, mentre le aule si trovano a Savona.

V: Cosa ti ha portato a fare queste due scelte? Avevi una vocazione già nel corso della tua infanzia, hai scelto in base alle materie che ti piacevano al liceo oppure sei andato per esclusione?

M: Bella domanda! Da un certo punto di vista ho sempre sognato di diventare giornalista, quindi la scelta è stata dettata più da quella che tu chiami una vocazione, piuttosto che un'esclusione. Però per esperienza diretta non consiglierei una scelta a esclusione.

V: Come mai non la consiglieresti?

M: Diversi miei amici hanno scelto un po' ad esclusione e la maggior parte di loro, alle prime difficoltà, ha subito pensato di aver sbagliato scelta. Però è anche ovviamente giusto eliminare le facoltà che non si ritengono adatte. Io, per esempio, non mi sentivo affatto portato per facoltà puramente scientifiche.

V: Dato che Digital Humanities è una facoltà che non credo molti abbiano sentito, potresti raccontare un po' in che cosa consiste?

M: È un corso molto recente, il primo in Italia come laurea magistrale. Ed è nato nel 2014, quindi è normalissimo non conoscerlo. Intanto è una facoltà ingegneristica, ideata partendo dal presupposto che il mondo odierno della comunicazione abbia necessità figure multidisciplinari: per questo si formano professionisti della comunicazione, ma con nuovi media. A livello pratico, si lavora col web design, l'Intelligenza Artificiale, il design delle interfacce, la grafica e la scrittura per i nuovi media

V: Quali porte può aprire per il mondo del lavoro?

M: Molto onestamente la prima cosa che ci é stata detta è stata lapidaria: «Non vi state preparando a un lavoro, state scommettendo con e su voi stessi». Purtroppo la Liguria fatica a inserire nel mercato del lavoro figure come il web designer, lo User Experience designer, lo stesso social media manager o il progettista 3D. Probabilmente anche l'Italia rispetto ad altri Paesi è meno propensa a questa spinta di innovazione, la pandemia forse ha accelerato la digitalizzazione, ma a oggi non c'è uno sbocco univoco. Ed è un po' il problema di ogni facoltà multidisciplinare, se posso dirlo: se ci si impegna, danno veramente possibilità molto interessanti di impiego e crescita; viceversa, se le si affronta con sufficienza, rischiano di bloccare un ingresso nel mondo del lavoro.

V: Ci sono test d'ingresso per la tua facoltà, e sono difficili?

M:  Sia Scienze della comunicazione che Digital Humanities non sono facoltà a numero chiuso. Sono però previsti dei test di cultura generale: nel caso non si superino, si hanno degli OFA, Obblighi Formativi Aggiunti, sostanzialmente un esame in più. Ma non limita la frequenza delle lezioni.

V: Bisogna prepararsi solo su cultura generale?

M: Solo cultura generale. Se devo dirti la mia, con la preparazione del classico li ho superati senza troppi problemi, è solo un modo per assicurarsi che ci sia un minimo di conoscenza pregressa per poi partire con le lezioni vere e proprie. 

V: Quindi questa facoltà richiede una preparazione particolare? O anche solo delle caratteristiche personali specifiche?

M: Sinceramente penso che la maturità liceale sia un buon bagaglio con cui presentarsi al test. Scienze della Comunicazione in sé non richiede capacità specifiche, soltanto di metterci impegno come in ogni altra facoltà. E su questo mi sento di poter spendere due parole in più: non esistono facoltà facili o difficili, esistono facoltà che facciano o non facciano al caso tuo; in ogni caso serve metterci studio e dedizione, altrimenti rischia davvero di essere tempo perso. A Medicina così come a Scienze della comunicazione.

V: E' un messaggio molto incoraggiante. Quindi Scienze della comunicazione e Digital Humanities sono collegate in qualche modo?

M: Esattamente, Digital Humanities è uno degli sbocchi magistrali possibili per Scienze della Comunicazione. Così come lo è per chi proviene da Informatica o Design del prodotto e dell'evento.

V: Hai mai fatto da pendolare nel corso dei tuoi studi? Oppure hai trovato alloggi dove studiavi?

M: Dunque, io vivo a Cairo Montenotte e la facoltà è a Savona, a parte qualche sporadico spostamento a Genova sono sempre stato un pendolare fortunato, nel senso che la distanza della facoltà da casa è minima e percorribile agevolmente in autobus. Il lato positivo è indubbiamente la vicinanza da casa, che allo stesso tempo penso sia anche un lato negativo perché rischia - direi - di lasciarti nella comfort zone. Inoltre, Savona purtroppo non nasce come città universitaria, anzi fatica secondo me abbastanza a diventarlo, quindi i servizi (e opportunità di tirocinio) sono prettamente concentrati su Genova.

V: Hai amici che sono venuti con te in viaggio o direttamente nella tua facoltà? Se no, è stato facile conoscere persone?

M: C'era qualcuno che conoscevo di vista dal liceo, ma l'ho scoperto solo in aula. Sì, è facile conoscere persone anche perché solitamente il primo anno si è in almeno un centinaio, di cui la maggior parte proviene da Genova.

V: Menomale, davvero. L'aspetto sociale è una preoccupazione di molte persone. 

M: Immagino, e secondo me non dovrebbe. Lo dico col senno del poi: l'università non è una camera stagna in cui si studia in maniera asettica. Le amicizie arriveranno naturalmente col percorso.

V: C'è qualcosa della tua Università che ti ha deluso un po', che ti aspettavi fosse diverso?

M: Bella domanda! Alcuni insegnamenti sono eccellenti, altri purtroppo sono dispersivi. Scienze della comunicazione all'estero è una facoltà pratica, in Italia ho come l'impressione che sia ancora un filone di studi più accademico. Mi spiego: una grossa porzione del piano di studi è occupata dalla sociologia, che in alcuni corsi risulta un po' fine a se stessa. Se digerita, non è un problema. Ma può restare un più indigesta, anche se nei prossimi anni forse potrebbe cambiare qualcosa.

V: Siamo giunti all'ultima domanda: dove ti vedi tra 5 anni?

M: Che bella domanda, spero non sia usata contro di me tra cinque anni 😂
Scherzi a parte, spero solo di essere abbastanza bravo a far fruttare lo studio di questi anni. E alla luce di quel che ti ho detto, spero di poterlo fare in Liguria.


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