Una guerra dimenticata


È il 15 Agosto 2021: i Talebani conquistano Kabul, il popolo afghano sprofonda nel terrore.

La caduta di Kabul ha rappresentato il culmine di un’offensiva militare iniziata nel maggio dello stesso anno e ha sancito la fine della Repubblica Islamica dell’Afghanistan che governava il Paese dal 2004 e la restaurazione dell’Emirato Islamico dell'Afghanistan da parte dei Talebani.

Vent’anni, 172 mila vittime, di cui 47 mila comuni civili: tutto ciò per importare la democrazia, le testate giornalistiche fervide di motivi encomiastici che hanno come protagonista lo Stato degli U.S.A., paladino della sopracitata democrazia, ed i governi mondiali che si occupano quasi esclusivamente di economia e finanza.

Le promesse, quelle ora sono cenere, sono fumo nel vento, parole disgregatesi nel tempo, e le famiglie, le ragazze ed i bambini che non sognavano altro che una vita tranquilla, degna d’essere vissuta, sono stati traditi, da noi, che abbiamo tutto.

Ed oggi voglio parlarvi di questo, in queste poche righe vi riporterò alla mente le vittime di una guerra infinita che è stata dimenticata.

Sí, perché mentre noi trascorriamo le nostre giornate con le persone che amiamo, lamentandoci di cose infime ed effimere, e abbiamo chiuso il 2021 festeggiando ed augurandoci buone feste, in Afghanistan l’anno appena concluso è stato costellato dalle violenze commesse dai Talebani nei confronti di chi non è succube, di chi non si assoggetta ai loro dettami. I crimini sono in vorticoso aumento, rapine a mano armata e rapimenti, spesso per la fame, le famiglie vendono i figli per poter mangiare.

Le famiglie vendono i figli per poter mangiare.

I padri vendono le figlie per la fame, come Benazir. Lei ha 8 anni, è sul ciglio della strada con una manciata di sabbia nelle mani. Lei è inconsapevole che verrà venduta dal padre per una cifra equivalente a duemila dollari, diventerà un oggetto, sarà proprietà di un verme che la picchierà, la violenterà e la farà lavorare nella sua casa, insieme ad altre bambine.

Parwana invece ha nove anni. Il 24 ottobre un individuo di 55 anni si è avvicinato a lei ed ha offerto al padre pecore, terra e contanti, con un valore di circa 2200 dollari per la figlia. Lei ora non è più una bambina, lei diventerà sposa, non avrà un’infanzia, dei giocattoli, degli amici, una vita. Arriverà ad annullarsi, a dubitare di esistere.

Lo stesso destino verrà condiviso da Magul, dieci anni, venduta ad un uomo di settanta per saldare un debito.

Ma ciò che realmente dovrebbe scuotere la nostra coscienza, è che questo fenomeno non è nuovo in Afghanistan. Anche prima della recente instabilità socio-politica, l’Unicef ha registrato 183 matrimoni di spose bambine e 10 vendite di bambini tra il 2018 e il 2019 solo nelle province di Herat e Baghdis. Le bambine avevano un età compresa tra i 6 mesi e i 17 anni.

Cifre dietro le quali si estende un fenomeno ben più esteso: nonostante il divieto del matrimonio al di sotto dei 15 anni (ben inferiore allo standard dei 18 raccomandato a livello internazionale), il traffico è ampiamente praticato dalle famiglie.

Il program manager di Hawca (ong afghana che collabora con la Cospe italiana) afferma che in una società fortemente dominata dagli uomini, una cosa sono le leggi scritte, un’altra le consuetudini che ostacolano l’applicazione della legge. E ora che i talebani sono tornati al potere, nessuno si azzarda a denunciare queste unioni. In realtà, infatti, i talebani fingono di essere più liberali e rispettosi nei confronti dei diritti delle donne solamente per ottenere il riconoscimento internazionale ed attivare lo sblocco dei fondi.

Onestamente sono schifato.

Abbiamo toccato il fondo, e continuiamo a scavare per nascondere la testa sotto la terra perché non siamo in grado di affrontare il problema, non ne abbiamo il coraggio, o la voglia.

Gentili lettori, spero siate arrivati a leggere sin qui, e se così fosse, vorrei fare un appello a tutti voi: aiutatevi, sempre, siate comprensivi, sacrificatevi, perché nessuna causa è persa finché ci sarà anche un solo folle a combattere per essa.

Ed io ci credo, possiamo ancora essere umani.

Grazie.

Leonardo Garabello, 4^B

Commenti

Anonimo ha detto…
È un orrore...non ho parole per descrivere il mio stato d'animo dopo aver letto questo articolo...è vergognoso che possano continuare a succedere certe cose !poveri bambini povera gente...mi ha fatto riflettere proprio sul fatto che noi ci lamentiamo per delle sciocchezze quando in realtà abbiamo tutto per poter vivere serenamente...a partire dalla nostra famiglia!

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