I sette mariti di Evelyn Hugo: recensione



 I sette mariti di Evelyn Hugo” (2017, Taylor Jenkins Raid) è un romanzo che sicuramente, una volta letto, non lascia indifferenti: amore, cinema e potere sono solo alcuni degli elementi che più lo caratterizzano.

Per chi non ama il genere del romanzo, ho una buona notizia: anche se a prima vista può apparire come la solita serie di intrecci amorosi, si tratta di tutt’altra storia, con tanto di colpi di scena e riferimenti all’affascinante mondo della Hollywood degli anni ’50.
Queste scorrevolissime (anzi, decisamente appassionanti) 409 pagine si aprono con le riflessioni di una giornalista, Monique Grant, la quale si trova faccia a faccia con una spiazzante offerta di lavoro: l’ormai ottantenne attrice Evelyn Hugo, passata stella del cinema di fama mondiale, chiede di lei per un’intervista. Cosa nasconderà dietro questa strana pretesa, vista la debole notorietà della giovane Monique?
Il resto del romanzo è sicuramente tutto da scoprire, con una storia complessa legata, però, ad un unico filo conduttore: i sette uomini che la Hugo ha sposato nel corso della sua vita.
Certo, si potrebbero fare numerosissime altre considerazioni, ma in questo modo darei troppe informazioni e il misterioso fascino della trama, costituita da una serie di temi che, se compresi, si rivelando molto importanti, verrebbe meno.
Tra questi punti, per esempio, vi è il duro e alto prezzo che bisogna pagare, a volte, per ottenere e dopo aver ottenuto il successo; ci sono relazioni tossiche e pericolose, ed altre tematiche come quella dell’emancipazione sociale emersa a partire dagli anni ’60 e ’70 in alcuni Stati del mondo. Inoltre, possiamo comprendere quali fossero le rigide convenzioni sociali che interessavano la vita un tempo, soprattutto quella delle donne, molto spesso oggettificate e colpevolizzate per il solo fatto di essere donne, anche in un contesto apparentemente libero quale quello del cinema.
Oltre a tutti questi elementi interessanti, troviamo una scrittura chiara e capace di coinvolgere il lettore in maniera quasi cinematografica, mantenendo sempre la sua attenzione senza risultare ridondante o pesante; ogni riga è riuscita a riportare alla mia mente delle immagini nitide, senza ricorrere a concetti troppo astratti, ed è stato più che semplice immaginare la magica bellezza della Hugo, seppure si tratti di un personaggio di fantasia (purtroppo!).
Non sono, infine, difficili da notare le analogie tra la protagonista e le numerosissime attrici americane degli quegli anni: tra tutte, la prima che mi è venuta in mente man mano che procedevo con la lettura è stata la celeberrima Marilyn Monroe.

Questa generale accoglienza positiva non proviene solo da un’unica ed umile lettrice quale sono: il romanzo, infatti, è stato nominato per un Goodreads Choice Award nel suo anno di pubblicazione.
Insomma, non avete più alcun motivo per non leggere I sette mariti di Evelyn Hugo!

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