IL CERVELLO DEGLI ADOLESCENTI POST PANDEMIA
Lockdown, distanziamento sociale, solitudine, sono alcuni degli aspetti dell’esperienza Covid che hanno lasciato profondi segni sulle persone e sugli adolescenti soprattutto.
Segni sul corpo, ma anche e forse di più nell’anima e nelle mente visto che, come confermato da diversi studi, hanno contribuito ad aumentare ansia e disturbi psicologici.
Basti pensare che si calcola che, se a livello generale una persona su sette tra i 10 e i 19 anni convive nel mondo con un qualche forma disturbo mentale, la pandemia ha peggiorato sensibilmente questa situazione, aggiungendo ansia e depressione che hanno registrato un incremento del 25% nel 2020.
Ora, però, un nuovo studio dell’Università di Stanford, pubblicato su Biological Psychiatry Global Open Science e condotto su 163 ragazzi, proverebbe che la pandemia potrebbe essere responsabile di un cambiamento fisico del cervello dei più giovani, che lo ha fatto invecchiare precocemente.I test eseguiti sui ragazzi, il cui cervello è stato fotografato da una risonanza magnetica prima e dopo la pandemia, hanno evidenziato come la crescita dell’ippocampo e dell’amigdala e l’assottigliamento della corteccia cerebrale si fossero decisamente accelerati. La differenza di età cerebrale era di circa tre anni, un aumento eccessivo, dato che il blocco è durato meno di un anno.
Questi due processi avvengono nel cervello dei ragazzi durante la pubertà e avvengono in un certo tempo. Non è un fenomeno nuovo, quello dell’invecchiamento cerebrale precoce. Ma fino ad ora questi cambiamenti così rapidi, come quelli fotografati, erano stati riscontrati solo in ragazzi che avevano subìto grossi traumi. Come per esempio delle violenze in famiglia, oppure se erano stati abbandonati o ancora se avevano altri problemi gravi. I relatori della ricerca, però, non sanno ancora rispondere alla domanda se tali potranno essere permanenti e se l’età anagrafica di chi è stato adolescente in pandemia tornerà mai a corrispondere a quella mentale.
Di sicuro c’è che rispetto ai ragazzi analizzati pre pandemia, quelli analizzati dopo avevano problemi di salute mentale, più o meno gravi.
Ora, il prossimo passo per rispondere ai quesiti se i segni lasciati dalla pandemia resteranno o meno, sarà proseguire nello studio degli stessi ragazzi che hanno partecipato ai test, approfondendo sempre di più e confrontando la struttura cerebrale di chi è stato contagiato e chi non lo è stato.
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