LA PACE È DI TUTTI

Si sono spente da poco le luci sulla settantaquattresima kermesse sanremese, che come ogni anno ha visto succedersi canzoni e polemiche. Sanremo, amato o snobbato, rimane un appuntamento fisso per molti italiani. 


Tralasciando il circo mediatico che puntualmente si scatena con l’inizio della manifestazione, quello che ha reso l’atmosfera frizzante, non è stata solo la competizione canora, ma principalmente l’intervento di Ghali e il suo appello alla pace. 


Il cantante di origini tunisine, ha chiesto di fermare quanto sta accadendo nella Striscia di Gaza, terra di tutti e di nessuno, dove da troppo tempo convivono tensioni, odio, rancori che con estrema attualità si sono recentemente rinnovate. 


Il suo intervento ha da subito suscitato reazioni da più parti, in particolare quelle dell’ambasciatore israeliano in Italia e della comunità ebraica, ma anche dei vertici Rai e delle forze politiche. È sconcertante come parlare di pace assuma una connotazione politica, uno schierarsi contro qualcosa o qualcuno, quando in realtà la pace è un diritto di tutti e appartiene a tutti. 


La situazione esplosiva tra Israele e Palestina ha radici lontane e profonde e probabilmente non troverà mai una soluzione, ma è vero che le immagini di morte e sofferenza che quotidianamente ci giungono da quella sottile striscia di terra chiamata Gaza, non possono che scuotere le nostre coscienze e rendere lecita la richiesta di uno stop al genocidio. 


Fermare la guerra significa schierarsi contro la morte di persone civili che nulla hanno a che vedere con le logiche di potere, contro lo sterminio di bambini privati del loro futuro perché nati nel posto sbagliato nel momento sbagliato. La solidarietà va a tutte le vittime, quale che sia la loro “bandiera” perché la guerra non è mai giusta ed è sempre strumentalizzata da chi ha il potere e il denaro, non tiene conto delle persone inermi che da essa hanno tutto da perdere e nulla da guadagnare. 


Ritengo che in democrazia sia lecito poter manifestare il proprio dissenso come ha fatto Ghali dal palcoscenico dell’Ariston, così come sono state inevitabili le polemiche contro e a favore dell’artista. In questa vicenda mediatica, quello che più sconcerta, è come parlare di pace sia più difficile che parlare di guerra.


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