Pubblicità o generosità?
Nell’era
digitale, dove sembra possibile trovare ogni contenuto
dietro l’angolo, la musica è più che mai alla portata di tutti e
ognuno di noi, con il misero sforzo di qualche ‘click’ del mouse,
può ascoltare il brano dell’artista preferito. Ma sembra che d’ora
in poi non saranno più necessari nemmeno quei pochi gesti della
mano. Ha fatto discutere, infatti, la scelta della band irlandese U2
di regalare e portare automaticamente su tutti i dispositivi Apple il
nuovo album “Songs of Innocence”. Trovata pubblicitaria? Accordo
economico? L’opinione pubblica si divide. Da una parte si posiziona
la frangia, tutt’altro che scarna, di chi giudica quest’azione
come un trucchetto (malriuscito) per riacquistare la popolarità
persa negli ultimi anni; dall’altra, i più incondizionatamente
fedeli, inneggiano ad un estremo atto di generosità di Bono e
compagni verso tutti i loro appassionati fans. Di certo,
silenziosamente, l’azienda americana si gode i fiumi di pubblicità
che la questione sta facendo scaturire in tutto il mondo, mentre, nel
frattempo, il nuovo Iphone 6 si posiziona ai vertici nelle vendite di
smartphone di tutto il mondo.
Aldilà
delle questioni di marketing, a noi profani rimane sicuramente la
musica intramontabile degli U2; anche
se“Songs of Innocence”, definito
dalla band stessa “il disco più intimo che abbiamo mai prodotto”,
non sembra destinato ad entrare nell’Olimpo dei grandi successi
del rock targato U2. Siamo infatti lontani dai tempi d’oro in cui
venivano coniate meraviglie come “With or without you” o dai
colpi di genio più recenti come “Magnificent”, giusto per
citarne alcuni; tuttavia, anche in quest’ultimo album sono presenti
note di colore che di certo risollevano
il destino di un disco che altrimenti sarebbe sembrato una mera
strategia commerciale.
Come
sempre Bono, The Edge, Larry ed Adam non si sono lasciati sfuggire
l’occasione di occupare le luci della ribalta, anche se, stavolta,
più per motivi mediatici che musicali; tutti
i loro appassionati sostenitori sperano
che questo non sia indice del fatto che i bei tempi in cui i
grandi U2 scrivevano, insieme ai testi
politici delle loro canzoni, pagine della storia della musica, stiano
per finire.
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