La penna della satira contro le armi dell’ignoranza

Riceviamo e pubblichiamo questo articolo di Veronica Sanese sulla strage di Parigi. Non avremmo mai immaginato però di postarlo negli stessi giorni di altre due stragi, questa volta a Copenhagen, avvenute durante un convegno sulla libertà di espressione e in una sinagoga. Di nuovo un duplice attentato, di nuovo in una capitale europea. 

Non dobbiamo lasciare che la nostra Europa resti stretta per altro tempo nella loro morsa di terrore.





Parigi, 7 gennaio 2015. Due terroristi armati di kalashnikov fanno irruzione nella sede della rivista satirica “Charlie Hebdo” ed aprono il fuoco contro alcuni membri del personale. A perdere la vita sono il direttore Stephane Charbonnier, conosciuto anche come “Charb” (soprannome con il quale firmava le sue vignette) ed altri undici importanti organi della rivista, di cui quattro erano i disegnatori più noti. A scatenare l’indignazione tra i fondamentalisti-estremisti islamici è stata una particolare striscia nella quale è ritratto Maometto che pronuncia le parole: “Cinquanta colpi di frusta se non siete morti dal ridere”, accompagnata da un ironico cambio di nome della rivista da “Charlie Hebdo” a “Charia Hebdo”. Tale vignetta non è stata la causa dell’atto terroristico, bensì un pretesto: in passato la sede è già stata vittima di minacce e tentati omicidi che hanno provocato un notevole numero di feriti. In tutte le occasioni nelle quali gli attentatori si sono rivelati di appartenenza islamica, questi si sono giustificati dicendo di aver rispettato uno dei Cinque Pilastri dell’Islam. Una giustificazione senza solide basi: la jihad è un sesto pilastro aggiunto in tempi più recenti rispetto agli altri. Le principali regole sulle quali si basa l’Islam sono la Shahada (credere in Dio), la Saiat (preghiera canonica da effettuare cinque volte al giorno), la Zakat (versamenti periodici per poter aiutare i bisognosi), la Swam Ramadan (digiuno periodico dal sorgere al tramonto del Sole) e l’Ajj (pellegrinaggio canonico a La Mecca). La jihad è poi stata creata da suddivisioni interne, come gli sciiti, kharigiti e sunniti, per eliminare aspetti da loro considerati disonorevoli. Nell’Islam tradizionale la violenza non è tollerata. Per tale motivo, i jihadisti dovrebbero riflettere prima di pronunciare le parole “Allah akbar”, benché il pilastro sul quale si fondano non fa parte di quelli che, secondo il loro culto, furono donati all’umanità da Dio.

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