Ascoltando Faber
Talvolta, per parlare
di qualcuno, può capitare di fare un paragone, di accomunare due
persone che, per quanto diverse, convergono in qualche aspetto del
loro essere. Ma oggi, proprio mentre scrivo queste parole, non riesco
a trovare nessuno da porre vicino a Fabrizio De André per
descriverlo. Al suo cospetto, tutti sembrano farsi piccoli piccoli,
insignificanti, fino a scomparire, nascondendosi all'ombra di questo
gigante.
Non ho conosciuto De
André e questo mi rammarica molto, ma sono sicuro che mi sarebbe
piaciuto. Forse per quella sua capacità di essere così dannatamente
romantico, forse per quella sua dolcezza, forse per
quell'incredibile leggerezza che metteva in ogni sua poesia.
Il poeta delle
prostitute, degli assassini, dei ladri, dei traditori, degli
innamorati caduti in disgrazia: un poeta vero, prima di tutto uomo,
capace di guardare alle cose con gli occhi incontaminati di un
bambino. Strardinaria la sua capacità di comprendere i più deboli,
di carpire in loro gli esempi più alti della vita umana.
“Se tu penserai e
giudicherai | da buon borghese | li condannerai a cinquemila anni più
le spese. | Ma se capirai, se li cercherai fino in fondo | se non
sono gigli son pur sempre figli | vittime di questo mondo. (da
La città vecchia, tratta
dall'album“Canzoni”)
Ma lui non era
semplicemente il poeta degli ultimi, dei più emarginati. Era, forse
proprio per il suo dover essere sempre eccezionale, anche il poeta
delle cose alte, altissime. Un poeta ateo e anarchico, che più di
ogni altro ha saputo parlare di Dio e dello Stato. Sempre con un
occhio critico, sempre alla ricerca della verità, in direzione
ostinata e contraria. Scrisse ispirandosi ai Vangeli Apocrifi,
criticò duramente la società, condannò uomini potenti ma sempre
con l'eleganza che contraddistingue i gentiluomini.
Dove sono i
generali| che si fregiarono nelle battaglie | con cimiteri di croci
sul petto? | Dove i figli della guerra | partiti per un ideale, | per
una truffa, per un amore finito male? | Hanno rimandato a casa | le
loro spoglie nelle bandiere | legate strette perché sembrassero
intere. (da Dormono sulla collina, tratta
dall'album “Non al denaro, non all'amore né al
cielo”)
Ovviamente scrisse
anche poesie d'amore. Tutti gli riconoscono un'abilità straordinaria
con le donne e, leggendo i testi delle sue canzoni, non si stenta a
capire perché. Il fascino delle sue parole sbigottisce, frastorna le
orecchie di chi, ascoltando le sue rime, non può fare a meno di
pensare, almeno per un secondo, alla persona amata. Nel secolo della
rima “sole-cuore-amore”, tutto ciò diventa ancora più evidente,
quasi a ricordare quanto l'uomo possa spingersi oltre, verso il
meglio. Le sfaccettature meno evidenti agli occhi dei più, diventano
la base su cui costruire frasi di un valore artistico immenso.
“Quando in
anticipo sul tuo stupore | verranno a chiederti del nostro amore | a
quella gente consumata nel farsi dar retta | un amore così lungo |
tu non darglielo in fretta.” (da
Verranno a chiederti del nostro amore, tratta
dall'album“Storia di
un impiegato”)
Come De André
probabilmente non ci sarà più nessuno. Per questo è importante che
la sua cultura si diffonda tra le nuove generazioni, per non perdere
tutto ciò che ci ha voluto trasmettere. Noi giovani non potremo mai
conoscerlo, questo è certo, ma, ogni volta che vorremo parlargli,
basterà ascoltare le sue poesie e lui sarà lì, al nostro fianco,
arpeggiando la sua chitarra.
Commenti