Quel capitolo in più

Forse va aggiunto un capitolo in più alla cronaca, tetro come chi l’ha scritto e, se venisse confermato, non sarebbe di certo piacevole da leggere.

Quella che stiamo per aprire è una parentesi, fatta di tante prove e di nessuna conferma (almeno non da parte di chi ne ha la responsabilità); un capitolo che, seppur anonimo, merita di essere preso in considerazione e forse aggiunto alla cronaca. Partiamo dall’inizio: è il 17 gennaio 1991, è sera, il sole è appena calato, siamo nel deserto d’Arabia; da lì sono appena partiti i convogli militari di trentacinque paesi che, unitisi sotto una Coalizione, hanno dichiarato guerra all’Iraq; da lì è partita Desert Storm, la più imponente azione militare alleata dal 1945. Casus belli: invasione irachena del Kuwait, una piccola porzione di territorio affacciata sul Golfo Persico, incastrata fra tre potenze (Iran, Iraq ed Arabia Saudita), ricchissima di petrolio e dannatamente strategica. “Dannata”; si, poiché per il suo dominio sono morte centinaia di migliaia di persone. In ogni guerra ci sono dei morti, ma ciò che differenzia un conflitto da un altro è il numero e la categoria delle vittime. Si sapeva che attaccando l’Iraq qualcosa sarebbe successo, “qualcuno” avrebbe perso la testa e il conflitto non si sarebbe spento tanto in fretta (vedi Seconda Guerra del Golfo). Ma gli Stati Uniti ed i loro alleati sono determinati a vincere questa guerra, sono determinati a difendere e creare i propri interessi sul Golfo. Non si sapeva (e nemmeno si sa), tuttavia, che sarebbero riaffiorati incubi dal passato, che sembravano superati; ma sono tornati. Uno contro trentacinque, uno contro l’atomica. Eccolo, il fantasma del passato è riaffiorato: la bomba atomica, l’onda d’urto, il fall out radioattivo. L’ultimo giorno della Prima Guerra del Golfo è stato il più lungo, il più brutto, il più temuto, sia dai soldati americani e i loro alleati, sia da quelli iracheni; perché? È stato il giorno in cui tutti gli sforzi diplomatici per la pace, per la non proliferazione nucleare, per permettere al mondo di esistere ancora, hanno dato un segno di inconsistenza, un segno che, fortunatamente o sfortunatamente, è rimasto nascosto al mondo.
La notizia ha fonte dalle molteplici inchieste condotte da dossier d’oltreoceano, europei e anche italiani; in particolare l’inchiesta di RaiNews24 ha permesso ad alcuni attenti Italiani di venire a conoscenza del nome di Jim Brown, veterano di guerra americano, partecipante a Desert Storm e fondatore dell’Organizzazione di Veterani chiamata Gulf Watch Intelligent Networking System, nata non solo per permettere ai veterani del Golfo di leccarsi le ferite a vicenda, ma anche per far luce e portare alla desecretazione documenti che testimoniano gli abusi della Coalizione in Iraq. Brown afferma:"I militari americani assieme ai loro alleati hanno sganciato una bomba nucleare di circa cinque chilotoni di potenza, nell'area di Bassora in Iraq. L'arma, anche chiamata “bomba nucleare a potenza variabile”, è essenzialmente una bomba a penetrazione ad alta efficienza: quando viene sganciata penetra all'interno dell'obiettivo; in questo caso è penetrata all' interno del terreno ed è esplosa là dentro. Viene anche utilizzata per rendere inaccessibili certe aree. Significa in pratica che l' intera area viene irradiata di radiazioni".
Dunque, se fosse confermata la sua testimonianza e quella di altri suoi compagni militari, questa sarebbe la terza bomba atomica utilizzata in un conflitto. L’inchiesta di RaiNews24, datata gennaio 2013, afferma che:”
 - L'accusa è difficilmente verificabile, - come ammette lo stesso Maurizio Torrealta (direttore dell’inchiesta) - ma vi sono alcuni dati di fatto che potrebbero trovare una risposta nella possibile esplosione. Le ricerche della redazione di RaiNews24 hanno rilevato che l'unico evento sismico avvenuto durante i 43 giorni di Desert Storm è stato un evento di magnitudo 4.2 scala Richther ed è stato registrato proprio nella zona descritta da Jim Brown tra la città di Bassora e il confine con l'Iran (Sud-Est del paese) . E' catalogato con il numero 342793 ed è avvenuto il 27 di Febbraio del 1991 , proprio l'ultimo giorno del conflitto, alle ore 13:39. Il fenomeno è stato registrato da 9 centri sismici, 2 in Iran, 4 in Nepal , uno in Canada ,uno in Svezia ed uno in Norvegia; questi due ultimi hanno anche misurato l'intensità dell’ esplosione di circa magnitudo 4.2. La sua profondità viene collocata nel primo livello superficiale che va da 0 a 33 km di profondità. Un sisma coerente con l'esplosione di un ordigno di cinque chilotoni.
L'incredibile aumento nella zona di Bassora della mortalità per tumore può in genere essere ricondotta al fatto che nel 1991, per la prima volta, sono state utilizzate le armi ad uranio impoverito; ma potrebbe non essere sufficiente e allora le radiazioni di un ordigno nucleare potrebbero essere la spiegazione.
L'inchiesta, già disponibile sul sito di RaiNews24, di sicuro non porta alcun elemento conclusivo, ma può essere il punto di partenza per un lavoro investigativo più diffuso perché, come dichiara Torrealta, "quando un'ipotesi, non palesemente falsa, è di così drammatica rilevanza sociale, parlarne è molto meglio che tacerne".
Dunque una bomba atomica, con un’energia equivalente ad un terzo di quella di Fat Boy. Come dice il direttore del reparto di oncologia dell’ospedale di Bassora, Jawad Al Alì, questa sarebbe l’unica spiegazione plausibile per l’aumento vertiginoso di tumori e conseguenti decessi nella zona della città irachena. Non comuni tumori, ma veri e propri mali che affliggono i bambini fin dalla nascita, portandoli spesso alla morte, con terribili malformazioni; i medesimi effetti furono rilevati dai medici giapponesi sulla popolazione di Hiroshima e Nagasaki e successivamente dai medici Ucraini sulla popolazione abitante la zona attorno a Chernobyl. I dati sono allarmanti, a Basra (appellativo non italianizzato di Bassora) la mortalità infantile è salita vertiginosamente negli anni successivi all’intervento armato americano e non accenna a diminuire.
Ma allora perché sganciare una bomba atomica? Non bastavano i numeri per dimostrare la superiorità alleata a Saddam (35 stati contro uno solo)? Evidentemente il Kuwait è davvero “dannatamente importante”. Non bisogna dunque dimenticare la geografia del luogo e la dinamica dei fatti; a detta di Jim Brown (lui stesso malato a causa delle radiazioni subite) la bomba è stato un avvertimento per Saddam, per dirgli “questa guerra la vinceremo, in un modo o nell’altro”; non a caso il giorno dopo è iniziata la  ritirata irachena dal Kuwait, che ha segnato la fine della guerra. Altro fattore rilevante è la stretta vicinanza del sito bombardato col confine iraniano, storico paese antagonista degli USA. Infine, l’ultimo fattore che può mostrare la mano pesante americana nell’utilizzo della radioattività, è il suo modus operandi bellico nei conflitti passati e futuri alla guerra del golfo: nel ’45 ha dato la battuta d’arresto finale alla Seconda Guerra Mondiale con due bombe atomiche e durante i ben più recenti bombardamenti NATO su Belgrado, in 62 giorni consecutivi, tutta la Serbia ha subito una pioggia di centinaia di tonnellate di bombe e missili ad alta penetrazione contenenti scorie radioattive (in particolar modo è stato utilizzato l’uranio, per la sua elevata densità, che garantisce la penetrazione anche dei materiali più resistenti). Oltre al grande danno per la popolazione civile (che è andata a riempire i reparti di oncologia di tutto il paese), persino i soldati alleati ed italiani hanno subito ripercussioni da tali bombardamenti: recenti sono i dossier di varie testate giornalistiche sui danni alla salute riscontrati dai militari italiani in missione nell’ex Iugoslavia ed in Iraq.
In un mondo in cui l’economia e la geopolitica si basano rispettivamente su fiducia dei mercati e segnali di forza, gli Stati Uniti hanno deciso di dimostrare la propria capacità strategica con una “spallata” che ben presto le diplomazie dimenticheranno ma di cui i civili hanno subito e subiranno (per molto tempo) le sanguinose conseguenze.
Con la Prima Guerra del Golfo, l’incubo nucleare del passato si è manifestato in tutta la sua terribile crudeltà: se, durante la Guerra Fredda, il nucleare veniva creato per timore della potenza altrui, oggi la radioattività viene utilizzata per puri scopi strategici e commerciali. Non rimane forse che parlare di ciò e non smettere di farlo, o pochi “potenti” continueranno a fare il proprio volere, a scapito di tutti gli altri, nel silenzio pagato col denaro.

Perché quando lo strumento dell’intelligenza
si somma alla forza bruta e alla malvagia volontà,
il genere umano è impotente a difendere se stesso?
                                                 Dante Alighieri

   Uno dei tank iracheni completamente fuso dall'interno ad opera di un missile all'uranio (Gulf Watch Intelligent Networking System).                                                                                                        
                                                                                                                 Andrea Bracco

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