13 Novembre: cara Parigi...


Cara Parigi,
è passato un anno da quel terribile 13 novembre che ha sconvolto il mondo intero.Me lo ricordo come se fosse ieri,ma purtroppo, o per fortuna, non era ieri: guardavo un film quando mio padre mi disse – C’è stata una sparatoria a Parigi. – 
Non era una semplice sparatoria,quella. Era l’inizio di un orribile attacco terroristico,le cui vere dimensioni non erano ancora chiare, ma che fu successivamente definito “un nuovo 11 settembre”.
Nei giorni successivi scoprii che quella pazzia era costata 130 vite, 130 persone provenienti da paesi diversi, che abitavano così distanti gli uni dagli altri, che nemmeno si conoscevano,con vite così diverse a cui però nessuno avrebbe fatto ritorno.
 Questa è una cosa che mi ha sconvolto tantissimo,nonostante fosse ovvia: tutte quelle persone avevano mogli,mariti,figli,fratelli,genitori,amici che li aspettavano, ma che non avrebbero più rivisto. Immagino lo shock nel conoscere la verità e mi vengono i brividi. Immagino quei bambini ancora piccoli per capire,ma non per vedere che la mamma è sempre triste e il papà non si vede più in giro. Immagino quel ragazzo che ha salutato la fidanzata prima del concerto al Bataclan e poi non l’ha più vista. Mi immagino tutto questo e mi chiedo perché: perché non possiamo vivere in pace,perché l’umanità ha sempre bisogno di farsi del male?
Subito dopo la carneficina,i grandi della Terra hanno dato vita bellissimi gesti di solidarietà,come la marcia organizzata il giorno dopo proprio a lì da te,Parigi, per dimostrare che la solidarietà è più forte della paura e del terrorismo. Questa è una cosa che ci dà forza quando le ferite iniziano a guarireueQQ. Questa è una cosa che ,ma chi non è rimasto scosso quella sera? O dopo gli 87 morti di Nizza,che hanno avuto la sola “colpa” di essere lì a festeggiare la festa nazionale; chi non ha avuto nemmeno un po’ di paura dopo l’attacco al ristorante di Dacca, o quello nella chiesa di Rouen?
 Io ne ho avuta parecchia, se vogliamo essere sinceri, ma in un anno ho capito che la speranza è più forte della paura solo se si impara a bilanciarle . È giusto “dare da mangiare” alla speranza, senza però dimenticare la sua antagonista. Perché nessuna delle due può sopravvivere senza l’altra. Può esserci luce senza buio, o felicità vera senza dolore? Spesso non apprezziamo la vita perché esiste la morte?
Quindi, cara Parigi, anche se non leggerai mai queste parole, ricordati questo: in quella terribile notte 130 nuove stelle hanno iniziando a brillare e,morendo, ci hanno spiegato come vivere meglio. 
 
Immagine: http://www.ilpost.it/2015/11/17/attentati-parigi-francia-isis-ultime-notizie/

                                                                                                                Irene Canonica, ID linguistico

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