Spinoza: l'ateo ebbro di Dio.
Attributi, modi, sostanza e “Deus sive natura”; la filosofia di Baruch Spinoza rimane, per la maggior parte degli studenti, una questione profondamente oscura.
Eppure una cosa è certa; nonostante Kant abbia definitivamente chiuso l’era del razionalismo, il filosofo di Amsterdam resta ancora oggi uno dei pensatori più discussi tra gli studiosi contemporanei.
Nel sistema realizzato da Spinoza brillano le riflessioni su Dio, l’uomo e la libertà.
Confutata l’idea di un Dio giudeo-cristiano si aprono le porte ad una divinità che struttura la natura stessa e si identifica con essa, tanto che l’uomo, in quanto parte contingente della realtà, non può che sottostare alle sue leggi; nulla avviene perché è nostra volontà che ciò avvenga, bensì perché necessario, in quanto necessari sono i dettami dell’universo di cui siamo parte.
È dunque terminata l’era in cui “faber est suae quisque fortunae”? Spinoza risponderebbe che l’uomo può determinare la propria sorte nella misura in cui decide di accettare la necessità del tutto. Insomma: si è liberi di accettare di non essere liberi. Senza dubbio curioso.
Ma ancora più curioso è che un uomo la cui esistenza è stata tormentata da lutti e rifiuti abbia avuto il coraggio di non rinunciare a credere che la vita possa offrire la possibilità di essere felici.
Probabilmente, però, Spinoza non ha avuto il tempo di raggiungere questa felicità, perché la polvere del cristallo delle lenti che ha preferito tornire piuttosto che salire le scale dei potenti lo ha portato alla morte per tubercolosi a soli quarantacinque anni.
Contorto? Forse solo un poco spinoso.
Francesco D. Putarani, III Classico A
Eppure una cosa è certa; nonostante Kant abbia definitivamente chiuso l’era del razionalismo, il filosofo di Amsterdam resta ancora oggi uno dei pensatori più discussi tra gli studiosi contemporanei.
Nel sistema realizzato da Spinoza brillano le riflessioni su Dio, l’uomo e la libertà.
Confutata l’idea di un Dio giudeo-cristiano si aprono le porte ad una divinità che struttura la natura stessa e si identifica con essa, tanto che l’uomo, in quanto parte contingente della realtà, non può che sottostare alle sue leggi; nulla avviene perché è nostra volontà che ciò avvenga, bensì perché necessario, in quanto necessari sono i dettami dell’universo di cui siamo parte.
È dunque terminata l’era in cui “faber est suae quisque fortunae”? Spinoza risponderebbe che l’uomo può determinare la propria sorte nella misura in cui decide di accettare la necessità del tutto. Insomma: si è liberi di accettare di non essere liberi. Senza dubbio curioso.
Ma ancora più curioso è che un uomo la cui esistenza è stata tormentata da lutti e rifiuti abbia avuto il coraggio di non rinunciare a credere che la vita possa offrire la possibilità di essere felici.
Probabilmente, però, Spinoza non ha avuto il tempo di raggiungere questa felicità, perché la polvere del cristallo delle lenti che ha preferito tornire piuttosto che salire le scale dei potenti lo ha portato alla morte per tubercolosi a soli quarantacinque anni.
Contorto? Forse solo un poco spinoso.
Francesco D. Putarani, III Classico A
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