I limiti della nostra mente:cosa sono gli stereotipi?

Al momento della nascita e nel suo primo periodo di vita, un qualsiasi essere vivente si trova in una condizione estremamente precaria:deve imparare a muoversi, a comunicare e a distinguere ciò che può giovargli da ciò che può recargli danno. Per farlo non può che basarsi sul proprio istinto, sulle proprie conoscenze innate e su quelle che va apprendendo nei primi tempi, che sono per il momento le uniche certezze in suo possesso. Gli ideali che nella nostra quotidianità concepiamo come indiscutibili, lo sono stati, infatti, sin dalla nostra infanzia quando,per  necessità,abbiamo iniziato a maturarli.Bisogna riconsocere che una mente da sorreggere sia un gravoso fardello per un giovane alle prime armi. Fanno dunque comodo,in quel momento della vita, alcuni pilastri su cui sostenersi -moralmente s'intende-.Ecco dunque gli stereotipi.Modelli convenzionali  che vengono concepiti come certi (spesso in forza della tradizione)o inconfutabili poiché ampliamente condivisi e che non sono altro che delle grandi e comode semplificazioni. È sbagliato,tuttavia,pensare che  tali inclinazioni siano tanto radicate nel nostro modo di pensare da rendere impossibile superarle. Si pensi alla figura della donna: per secoli,si può parlare addirittura di millenni, ha ricoperto un ruolo subordinato rispetto all'uomo            -posizione non ancora del tutto superata-  eppure in un tempo relativamente breve si sono compiuti grandi passi sotto questo aspetto. Si può dunque  affermare che tutte queste congetture non siano altro che dei  limiti che ci siamo inconsciamente posti da soli e che,al fine d'un lucido ragionare, abbiamo la possibilità  ed il dovere morale di  infrangere. In quale modo?
Beh,a tal proposito trovo che citare un breve aforisma del filosofo e matematico Bertrand Russel possa essere un'ottima risposta .La soluzione sta infatti nello smantellare tutte queste congetture quando ancora è possibile, con la prima istruzione. Certo è che anche gli insegnanti che se ne occupano devono avere compiuto questo salto di qualità, e spesso così non è. "L'istruzione deve mirare ad ampliare le menti dei giovani e non a imprigionarle in un'armatura di dogmi".Così diceva appunto Bertrand Russel riconoscendo come una buona istruzione, che sia una cura per queste  vere e proprie malattie del pensiero ma soprattutto che non induca a contrarne altre ancora,permetta di  di sviluppare una capacità critica che, nel corso della  vita, è  essenziale. All'inizio dicevo di come un bambino  si trovi  a dover distinguere ciò che può giovargli da ciò che può recargli danno.È necessario a tal proposito che  si renda  conto il prima possibile che quegli stereotipi che sembrano tanto aiutarlo facciano invece parte della seconda categoria.
                                    Nicholas Lucia   3^B

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