La riforma Europea del Copyright: anche il nostro giornalino corre rischi?
Molti di Voi, nelle ultime
settimane, avranno avuto modo di leggere
dell'acceso dibattito conseguente al voto, avvenuto il 12 settembre 2018
a Bruxelles, che ha portato all'avvio della riforma della normativa europea che
regolamenta il diritto d'autore online.
Il Parlamento Europeo si è
espresso di fatto a favore di una serie di nuove norme che riguardano principalmente
l'accesso ai contenuti informativi sui siti web. Un riordino reso necessario
dal fatto che le norme comunitarie in materia di copyright erano ferme al 2001,
quando di fatto internet non era ancora così presente nella vita di tutti noi e
i contenuti informativi non erano così diffusamente utilizzati nelle grandi
piattaforme digitali.
L'acceso dibattito di queste
settimane ruota intorno all'approvazione
degli art.11 e 13 di cui possiamo provare a sintetizzare il contenuto e
che secondo alcuni, rappresenterebbero una seria minaccia alla libera circolazione delle informazioni online.
Articolo 11
Attualmente in Italia, Google e
Facebook da sole concentrano il 77% del totale degli introiti pubblicitari. Per
cercare di ovviare a questa disparità, e per garantire una migliore
ripartizione delle risorse, l'art. 11 prevede un diritto per gli editori (i
proprietari delle testate giornalistiche per esempio), rappresentato dalla
possibilità di autorizzare o bloccare l'utilizzo digitale delle loro
pubblicazioni prevedendo anche una nuova remunerazione per l'editore stesso.
Ciò significa che quando viene condiviso un articolo di un giornale, quelle due
o tre righe che compaiono al di sotto dell'indirizzo della pagina, dovrebbero
essere tassate, cioè Google dovrebbe pagare l'editore per poter mostrare
quell'anticipazione dell'articolo e condividerlo online.
L'art. 11 potrebbe quindi portare all'istituzione di una vera e propria tassa che le grandi piattaforme online come Google e Facebook dovrebbero agli editori per poter pubblicare e condividere le notizie sulle loro piattaforme.
L'art. 11 potrebbe quindi portare all'istituzione di una vera e propria tassa che le grandi piattaforme online come Google e Facebook dovrebbero agli editori per poter pubblicare e condividere le notizie sulle loro piattaforme.
Articolo 13
Prevede per le società che danno
accesso a grandi quantità di dati, di adottare misure per controllare in anticipo
tutti i contenuti caricati dagli utenti. Praticamente tutte le piattafome
online che gestiscono milioni di dati, video, foto etc, dovrebbero verificare
che ogni cosa pubblicata online non possa ledere il diritto d'autore, per cui
una multinazionale potrebbe bloccare ad esempio qualsiasi immagine attraverso
un suo algoritmo.
YouTube ad esempio ha un complicato
sistema "Content ID" che controlla preventivamente che le immagini
contenute in ogni video non siano presenti contenuti protetti da copyright. Ma
è la stessa CEO di YOUTUBE Susam Wojcicki a contestare tale normativa dicendo
che con 400 ore di filmati pubblicati sulla sua piattaforma ogni 60 secondi sia
praticamente impossibile, anche impiegando tecnologie come Content ID, garantire
il pieno rispetto della nuova normativa.
Insomma un bel pasticcio. Da una
parte l'esigenza di tutelare il lavoro dei giornalisti e delle testate
editoriali tradizionali, dall'altra la tutela della libera circolazione delle
informazioni sulle piattaforme online.
Ma in questo contesto, vi
chiederete voi, potrà ad esempio il nostro giornalino scolastico pubblicare
contenuti coperti da Copiryght? In generale no. Ma questo, in realtà, anche
prima della riforma discussa.
Potremo invece, a differenza
delle grandi piattaforme quali Google e Facebook pubblicare stralci di articoli
di giornali coperti da Copyright in quanto: " le piccole e micro
piattaforme saranno escluse dal campo di applicazione della direttiva".
Insomma...siamo salvi!
Leonardo Briano, 3B
Immagine: Susan Woicicki (CEO di Youtube)...fonte presa dal sito www.change.org
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