Un violador en tu camino


La piaga sociale della violenza di genere sta avendo un decorso ad inclinazione sempre più negativa, che comporta atti aberranti. Non ci sono ragioni che giustifichino l’azione effettuata in Cile dalle forze dell’ordine in seguito a una legge emanata dal sempre più contestato presidente Piñera. Tutto è iniziato, pare, in seguito ad una legge mirata ad aumentare il prezzo del biglietto degli autobus nella capitale cilena come ciliegina sulla torta di una situazione di disparità sociale sempre più drammatica. Da ciò, grazie ai diritti di un paese libero, è scaturita una protesta, rumorosa, dai toni accesi, ma pacifica, con l’unico obiettivo di tentare di diminuire le diseguaglianze sociali di uno stato tanto ricco quanto povero. Nel XXI secolo, la libertà è un diritto inalienabile, niente su cui si debba ancora discutere dopo secoli di impegno, sacrifici, sangue e conquiste. Libertà imprescindibili per un mondo civile, quali quella di espressione, di pensiero, di opinione e nessuno, neanche il presidente di uno stato, può violarle. L’iniziativa popolare, tuttavia, non è stata gradita dal contestato presidente Piñera, tanto da indurlo ad emanare un provvedimento con il quale dava il diritto ai “carabineros” di reprimere la manifestazione come una rivolta di terroristi ed antidemocratici; tra le misure adottate in tal senso numerose violenze e deprecabili stupri delle donne del Paese.
É assurdo pensare che possa essere stata avallato tale provvedimento, che viola in pieno uno dei diritti base di una persona, in questo caso donna. La libertà è un diritto intangibile. Fortunatamente, questo gesto non è passato inosservato agli occhi del resto del mondo, difatti è iniziata una contro-protesta, ovviamente pacifica, da parte delle donne cilene, le quali si sono riunite organizzando un flash mob con tanto di slogan e una canzone dal titolo “Un violador en tu camino”. Nelle piazze, durante le proteste, queste donne coraggiose si sono esposte, facendosi filmare bendate mentre cantavano. Tra le frasi più significative di questo inno contro la disparità dei sessi ci sono "il patriarcato è un giudice che ci giudica per essere nate", seguita da "il nostro castigo è la violenza che ora vedi. È femminicidio. È impunità per il mio assassino. È la mia scomparsa, è lo stupro.

Gli altri stati dell'America Latina non sono rimasti indifferenti a tale iniziativa, tutt'altro, così anche le donne di altri paesi si sono organizzate e fatte portavoce del medesimo messaggio provocatorio, tanto da dar vita a un fenomeno-evento puntato, se non ad abbattere, quantomeno a denunciare senza paura la violenza di genere. La canzone è stata riprodotta e filmata nelle piazze delle capitali latine come Bogotà, Città del Messico, Santiago, per poi arrivare in Europa a Madrid, Londra, Berlino, Roma, Barcellona. La libertà, per una volta, è stata utilizzata come bandiera comune da tutti, segno che, quando al pensiero segue l'azione giusta, si possono avere grandi risultati. Insomma, è nato il giusto accordo, con tanto di solidarietà tra Paesi, per cercare di porre fine a tale disgustoso gesto, sarà la volta giusta?

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