Gli anni d'oro
Mi è stato raccontato di un tempo analogico, un tempo in cui le auto si compravano usate e le si truccava da sé rendendole realmente proprie perché ci si era passato sopra del tempo e dopo tanta fatica si trasformava un’auto come tutte le altre in un’auto originale che rispecchiasse le proprie aspettative, un tempo in cui bisognava andare a comprare i dischi in vinile, perciò dopo averlo comprato, si assaporava ogni traccia di quel disco e quella sì che era musica vera composta da dei solchi sul vinile, di certo la musica non è quella che ascoltiamo oggi costituita da un insieme di impersonali e perfetti numeri.
In quel tempo i ragazzi per divertirsi si recavano nelle sale giochi per poter fare una partita a Pacman o a Donkey Kong per poi, dopo qualche anno, poter assistere all’arrivo dei computer, una scatola enorme e pesante che impiegava cinque minuti per accendersi e gli unici giochi a cui si poteva giocare erano composti da pixel che si potevano vedere ad occhio nudo. In quegli anni nei quali Hollywood faceva uscire dei veri film che avevano fatto sognare il mondo intero e che ci fanno sentire il loro eco ancora oggi, un tempo in cui i ragazzi andavano in giro con il Ciao scassato che di massima faceva i 30 Km/h e quando bisognava affrontare una salita l’unico modo era pedalando, insomma come dicevano gli 883: gli anni d’oro. Il progresso ci ha portati avanti, ma forse siamo arrivati troppo avanti, siamo passati dal caldo e rumoroso analogico al freddo e silenzioso digitale, abbiamo tutte le comodità possibili ed immaginabili, ma, dal mio punto di vista, l’unico modo per essere soddisfatti e perciò felici è crearsi le cose o migliorare ciò che all’apparenza sembra scadente, e come disse Roy Batty in Blade Runner:”Io ne ho viste di cose che voi umani non potreste neanche immaginare. Navi da combattimento in fiamme al largo dei bastioni di Orione...E tutti quei momenti andranno perduti nel tempo come lacrime nella pioggia.” I ragazzi degli anni ‘80 sì che hanno vissuto, mentre noi che apparteniamo alla generazione digitalizzata non riusciremo mai a vivere sul serio la vita.
Davide Baruzzo - 4^A
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