Archeologia


Ciao a tutti lettori del nostro giornale,

Per permettere ai ragazzi che frequentano gli ultimi anni al nostro liceo di partecipare all'orientamento universitario, noi del giornale abbiamo intervistato alcuni ex liceali che, rispondendo alle nostre domande, speriamo vi permettano di chiarire un po' le idee. 

Intervista ad Omar Scarone, facoltà di scienze archeologiche, quarto anno, ateneo della Sapienza, Roma.

Perché hai scelto questa facoltà? (Era una passione che avevi già da piccolo/ ti sei basato su esperienze che hai sentito da persone che conoscevi/sei andato per esclusione:

OHo scelto Archeologia e ho seguito la mia passione, infatti fin dalle elementari desideravo intraprendere questa strada. Tuttavia, alla fine del liceo classico, al momento della scelta, non conoscevo nessuno che avesse seguito questo percorso, dunque sono andato un po’ “alla cieca”. Ho scelto una facoltà “particolare”, spesso descritta in modo non estremamente positivo, soprattutto per i possibili sbocchi lavorativi offerti, in una città lontana, Roma.

È stato difficile, soprattutto all’inizio, lontano da casa e senza conoscere nessuno, ma lo rifarei mille volte. Se posso dare un consiglio a chi ci leggerà, seguite sempre la vostra passione. Sembra banale e retorico, ma è la verità. 

Ci sono momenti di debolezza, sconforto e sfiducia, come nella vita di tutti, ma essere consapevoli di star facendo qualcosa che ci appassiona, che ci spinge ad “andare oltre”, può essere lo strumento giusto per superare quelle difficoltà.


Per entrare alla tua facoltà, c'è un test d'ingresso?


O: No, la mia facoltà, nel dettaglio Scienze Archeologiche, non ha test d’ingresso. Gli studenti che si vogliono iscrivere devono svolgere un semplice test di verifica delle conoscenze. Naturalmente è necessario prepararsi, rivedendo un po’ la grammatica italiana e quella latina, ma nulla di preoccupante!


Quali sono i lati positivi, che ti piacciono e ti hanno colpito, della tua università? 

Quali sono, invece, quelli negativi, cosa ti aspettavi di diverso e cosa ti ha in qualche modo deluso? 


O:  La Sapienza è un’università enorme, con servizi e pregi che poche altre hanno. 

Essa è, quantomeno per l’archeologia, un punto di riferimento mondiale. I diversi indirizzi archeologici, classico, orientale, medioevale, etruscologico, offrono enormi possibilità per sperimentare sul campo la disciplina archeologica: decine di scavi e ricognizioni in tutto il mondo, centinaia di laboratori e tirocini, infiniti percorsi di ricerca. 

Se, da una parte, questa ampiezza fisica e intellettuale della Sapienza è un pregio, che ben si riflette sulla facoltà di Scienze Archeologiche, dall’altra, spesso si dimostra anche un limite. 

Capita infatti di perdersi nelle enormi strutture burocratiche, nei moduli da compilare, nelle segreterie da contattare… Diciamo che è una situazione di confusione “sopportabile”, anche se a volte fa veramente innervosire! 


Se vivi, o meglio vivevi visto il periodo, fuori casa, quali sono i lati positivi e negativi? Com'è la vita in città rispetto a quella dei nostri piccoli centri?


OIo vivo a Roma, ormai quasi da 4 anni e, devo dire, mi trovo molto bene. 

Chiaro, Roma è piena di traffico, di problemi, di gente, però è anche una città aperta, ricchissima di iniziative culturali. 

Naturalmente Cairo, Carcare sono realtà molto più tranquille, dove i ritmi sono meno intensi e certamente più vivibili, tuttavia per un ragazzo che voglia guardare attivamente al mondo mettendosi alla prova per trovare la propria strada lavorativa penso che Roma, come tante altre grandi città, sia il posto ideale.

Naturalmente non c’è bisogno di spiegare perché Roma sia perfetta per l’archeologia…

Per intraprendere questo percorso di studi, bisogna avere basi scolastiche di un determinato tipo oppure caratteristiche, abilità particolari?

ONo, non servono “basi scolastiche” particolari: ho colleghi archeologi che vengono dalle scuole superiori più disparate. 
Tutto sta, secondo me, nel metodo di studio e di approccio alle cose. 
Non serve aver visto e risolto ogni problema possibile, cosa peraltro umanamente impossibile, serve capire come affrontare un problema, di qualunque natura esso sia. 

Il metodo, unito a un po’ di disciplina (intesa non come “vivere per studiare”, bensì come responsabilità verso il percorso che si sta facendo) ti salva e ti regala grandi soddisfazioni, almeno così è stato per me!

In fin dei conti, molte delle materie che si fanno al liceo poi non si incontreranno più, almeno non in quella forma, eppure rimangono tutte di fondamentale importanza, perché, nell’insieme, danno (forse meglio dire dovrebbero?) un metodo. 

Che prospettive lavorative ti si presentano al termine del corso?

ONaturalmente avviandosi sul percorso di studi archeologici si sceglie, in qualche modo, di “studiare” tutta la vita. 
Chiaro, non si parla dello studio per l’interrogazione o per la verifica, si parla di uno studio personale, definito da noi sulla base delle nostre esperienze, capacità e aspirazioni. 

Fare una triennale non basta, così come non basta una magistrale, sicuramente dopo bisogna scegliere se fare l’archeologo da campo o rimanere in Accademia, scegliendo la Scuola di Specializzazione o il Dottorato.

Di lavoro, checché ne dicano, ce n’è, tutto sta nell’essere competitivi e saperselo conquistare. Una persona preparata, in archeologia, può aspirare a ottime posizioni sia in ambito ministeriale, sia in ambito accademico, nulla poi vieta di essere liberi professionisti, lavorando con aziende di scavi archeologici, per le grandi opere pubbliche ad esempio.


Dove ti vedi tra cinque anni?


OTra 5 anni non lo so. 

L’archeologia sta cambiando, molto rapidamente. Sicuramente nei prossimi anni andrò all’estero, per ampliare la mia formazione e sentire “come girano le cose” altrove.

Dove spero di essere tra 5 anni, forse è questa la domanda giusta. 

Tra 5 anni spero di essere a Roma, in Sapienza, perché è lì che vorrei lavorare, ma, come sempre, chi vivrà vedrà. 


C'è qualche tuo amico del liceo o comunque che conoscevi prima dell'università che fa la tua stessa facoltà?


O: No, purtroppo non ho ex compagni di liceo o conoscenti “della zona” che frequentano la mia stessa facoltà. Tuttavia, ho instaurato moltissime amicizie e preziosi rapporti professionali. 

Naturalmente all’inizio può essere dura, ma, cominciando dai propri nuovi coinquilini, proseguendo con i compagni di corso, cercando di essere non troppo timidi, si possono conoscere tantissime persone.

Qualcuno potrà magari dirmi “facile per te che non sei introverso quanto me!”, a loro dico: "State sereni perché i colleghi che incontrate all’università sono, per la gran parte, nella vostra stessa condizione: un po’ spaesati e in cerca di nuove amicizie, fatevi coraggio!"


Ringraziamo Omar per il suo tempo e speriamo che questa intervista, come anche le prossime che verranno, vi risulti utile e interessante. 


Bianca Genta- IV ginnasio

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