Intervista ad Annalisa Fresia - Teoria e Tecnica della Mediazione Interlinguistica - di Irene Schiavi

L'universitaria intervistata è Annalisa Fresia, studentessa del secondo anno di Teoria e Tecnica della Mediazione Interlinguistica (T.T.M.I.) a Genova. Intervista del 4/12/2020, di Irene Schiavi.

Ciao Annalisa! In cosa consiste la facoltà di T.T.M.I.? Hai dovuto affrontare un test di ingresso?

«Ciao Irene. Sostanzialmente la mia facoltà consiste in traduzione ed interpretariato. A Genova c'è la magistrale, ma il percorso triennale che sto facendo io dà quelle che sono le basi, appunto, della traduzione e dell'interpretariato, anche dato dal fatto che al Liceo Linguistico non si affrontano questi aspetti. Questa è anche la differenza  principale rispetto alla facoltà di Lingue, nonostante anche noi studiamo la letteratura, la grammatica e tutti gli aspetti della fonetica. Ci concentriamo però più sulla traduzione, per la quale abbiamo delle ore in più, ma non stiamo ancora facendo esercizio di interpretazione perché siamo ancora al primo semestre del secondo anno. In futuro avremo anche queste ore per fare da interpreti: ci alleniamo ad ascoltare discorsi e ad essere in grado di rielaborarli e di riportarli in un'altra lingua istantaneamente, quindi ci si concentra più su questi aspetti. 

Rispondendo alla seconda domanda, sì, c'è un test di ingresso, perché prendono cento matricole ogni anno. Più di un anno fa, quando ho dovuto affrontarlo, eravamo in centottanta e ne hanno presi cento. Le lingue che si possono fare sono: Spagnolo, Inglese, Francese, Tedesco e Russo. Non ci sono altre lingue. Nel caso qualcuno volesse fare Arabo, Cinese o addirittura anche Finlandese, deve fare anche l'altra triennale di Lingue, che è più "classica". Si scelgono due lingue, io ad esempio ho scelto Spagnolo e Francese perché le avevo già studiate al Liceo, mi piacevano e dunque ho abbandonato un po' l'Inglese, che ho deciso coltivare autonomamente, trovando magari un corso per intensificarlo, considerando che ho la certificazione del First. Mi rendo conto di aver perso l'abitudine nel parlarlo, anche perché, ora come ora, non ho più avuto il tempo di dedicarmici. In futuro ci tornerò senz'altro.»

Ma ti piace più lo Spagnolo o il Francese?

«Allora, diciamo che lo Spagnolo lo sento più mio, nel senso che come lingua magari a primo impatto lo associo alla cultura spagnola che in un certo senso è vicina a quella italiana, però mi sta piacendo molto anche il Francese, che magari è più complesso sotto determinati aspetti, come ad esempio la pronuncia. Per come le abbiamo affrontate, entrambe le lingue mi stanno piacendo molto per quello che stiamo facendo adesso. Bisogna dire che le avevo già iniziate entrambe al Liceo, ma ci sono molti ragazzi che vengono anche dallo Scientifico e dal Classico, che si sono iscritti anche se al Liceo avevano fatto solo Inglese, perché all'Università si riparte da zero. All'inizio ci avevano divisi per entrambe le lingue e c'era un gruppo di principianti, che iniziavano dall'alfabeto, per cui per alcuni sarebbe stato un po' inutile. A partire da metà anno, ci siamo riuniti tutti e abbiamo iniziato il percorso insieme. A me piacciono molto, stiamo affrontando le lingue diversamente dal Liceo: al Linguistico, i primi due anni si fa la grammatica, poi dal terzo anno si iniziano le letterature e si lascia perdere la grammatica. All'Università, invece, essendo concentrati totalmente sulle lingue, si rivede ogni minimo aspetto, anche perché non possiamo permetterci di arrivare a fine anno con delle lacune.»

Personalmente non avevo mai sentito parlare di questa facoltà, solitamente si tende a dare molto spazio a quelle più "classiche". Come sei venuta a conoscenza della T.T.M.I.?

«Se ho scoperto la facoltà di T.T.M.I. è grazie al professore di Spagnolo che ho avuto l'ultimo anno di Liceo, perché insegna al primo anno, dunque è stato bello avere un punto di riferimento che già conosci in un mondo nuovo, aiuta un sacco. Ci aveva quindi parlato di questa triennale, che tra l'altro è la stessa che aveva fatto anche lui da giovane. Se non me ne avesse parlato lui, non so se ne sarei mai venuta a conoscenza o comunque se avrei approfondito, anche perché all'interno del Liceo le università di Torino erano tra le più gettonate.»

Quali aspetti pensi che ti abbiano colpita maggiormente di questa facoltà dai tanti aspetti peculiari?

«In primis, mi ha incuriosita particolarmente l'aspetto della traduzione: ho trovato molto interessante anche il fatto che in futuro potrò essere traduttrice ed interprete, o volendo anche insegnante, perché studiando le letterature e le lingue per quello che sono, approfondiamo tutti gli aspetti e potrò lavorare interamente in ogni ambito in cui saranno presenti le lingue.»

Come sono gli esami?

«Abbiamo il primo anno due esami da dodici crediti che sono lingue e traduzione spagnola e francese, poi lingue e letterature spagnole e francesi e altri esami generali, come letteratura italiana contemporanea, geografia umana, linguistica e uno di informatica per avere le basi del computer e dei suoi programmi quali Word ed Excel. Quest'anno dovrò dare anche un esame di diritto europeo ed è molto interessante, ovviamente in italiano, e ho scoperto certe cose che sentivo sempre, anche al telegiornale, ma che prima non mi erano ben chiare. Studiando lingue poi è fondamentale conoscere quello che è il diritto dell'UE. Preparando i primi esami ero molto spaventata, soprattutto per il primo orale, ero agitatissima. Ricordo di essermi ritrovata con alcune compagne di corso prima dell'esame, ed eravamo tutte nella stessa situazione. Mi sembrava di rivivere i momenti prima delle interrogazioni al Liceo, di quando ci si consulta coi propri compagni. È anche un modo per unirsi e stringere i rapporti.»

Come ti stai trovando all'Università per ora?

«Guarda, io mi sto trovando molto bene e mi piace, anche perché siamo classi piccole da venti o trenta persone, dunque abbiamo un rapporto abbastanza diretto coi professori ed è molto facile rapportarsi e stringere un legame coi propri compagni.  Il primo semestre del primo anno abbiamo avuto la fortuna di andare a lezione in presenza, quindi ci siamo conosciuti tutti direttamente, considerando che all'inizio è comune arrivare senza conoscere qualcuno, per questo è facile socializzare con tutti. Ci sono studenti provenienti da tutte le parti della Liguria, pochi vengono da altre regioni. Onestamente non ho mancanze o lamentele da fare, anzi, mi sto trovando bene anche con le lezioni online perché siamo piuttosto organizzati e stiamo lavorando. Tuttavia, essere in classe per le lingue è fondamentale, perché tutti parlano, bisogna farlo; online è chiaramente tutto molto più difficile, ma ci si sta provando. Spero di tornare in presenza il prima possibile.»

A proposito di questo, com'è la D.A.D. all'Università? Fortunatamente non hai avuto l'occasione di sperimentarla al Liceo perché ti sei diplomata nel 2019, ma seguire online all'Università deve essere tremendo, o sbaglio?

«Allora, io immagino che anche per voi sia tremendo perché si fa molta fatica e al Liceo è proprio bello vivere la scuola, condividere tempo e spazio coi propri compagni. Ripeto, noi della leva 2000 siamo stati molto fortunati ad iniziare il primo semestre del primo anno in presenza, dando gli esami orali e scritti della sessione invernale sempre in presenza, per cui abbiamo avuto l'occasione di sperimentare la vera vita universitaria. Di fatti, avevo preso in affitto una casa con tre coinquiline, di cui una è la mia migliore amica, con cui ho fatto anche il Liceo, mentre le altre due erano sempre ragazze valbormidesi che abbiamo conosciuto direttamente a Genova perché sono più grandi di noi, con cui abbiamo legato molto. Un po' tutti questi aspetti mi mancano: anche, ad esempio, mettersi d'accordo con una compagna di corso per trovarsi e prendere il caffè insieme prima di andare a lezione, oppure sapere che, finita la lezione, bisogna andare a fare la spesa perché tornata a casa bisogna cenare... Fa tutto parte anche della propria crescita, si diventa adulti, e tutto questo mi manca veramente tanto, come penso manchi a tutti. Ora siamo in casa, ci alziamo, accendiamo il computer, siamo tutti dei pallini e a volte ci invitano ad accendere le webcam, nonostante non sia come vedersi tutti a quattr'occhi in classe. Per cui, sì, è molto dura anche dal punto di vista didattico perché si fa meno, parlando soprattutto delle lezioni in cui non è tanto il professore a spiegare, ma siamo noi che dobbiamo interagire.»

Cosa pensi della tua esperienza di convivenza con altre ragazze, più o meno tue coetanee?

«La mia è stata positiva, ma ammetto che a volte mi ritrovo a pensare che vorrei i miei spazi, anche se di rado, infatti mi trovo benissimo sia con la mia amica che con le altre ragazze, con cui ci siamo trovate fin da subito. Eravamo in quattro in una casa molto spaziosa ed accogliente, con tre camere ed io ero addirittura in una singola, considerando che a casa condivido la camera con mio fratello, perciò per me era una vita lussuosissima e stavo bene. Per la condivisione degli spazi, come, ad esempio, il bagno, ci si organizza, quindi posso dire che la mia esperienza è stata più che buona.»

È un bene che tu abbia trovato una bella sistemazione in città, anche perché penso che se tu avessi dovuto fare avanti e indietro col treno, sarebbe stato poco fattibile e avresti dovuto limitare i rapporti interpersonali... Tu cosa ne pensi?

«È vero, avrei anche dovuto fare tutto di corsa e il viaggio in treno sarebbe stato da San Giuseppe a Savona e poi da Savona a Genova, per cui ci sarebbero stati problemi anche per la coincidenza dei treni e sarebbe comunque stata una vita troppo frenetica, anche perché quando si arriva a casa, di solito di riguardano gli appunti, si ricopiano in bella, si sistemano, per questo è importante trovare il modo di vivere tranquillamente, e trovare una casa in città è un aiuto. C'è poi chi magari ha meno ore e preferisce tornare a casa. Nel mio caso, sia l'anno scorso che quest'anno abbiamo avuto molte ore, perché ci sono i madrelingua, poi magari abbiamo le ore di conversazione, comunque facciamo con ogni professore una cosa diversa e quindi abbiamo veramente tante ore, che però fruttano perché sono essenziali.»

Hai mai avuto dei ripensamenti riguardo la tua facoltà?

«Ricordo che al Liceo, in terza superiore e anche in quarta, avevo deciso che non avrei continuato con le lingue all'Università. Le rifiutavo totalmente, nonostante mi piacessero e andassi anche bene a scuola. Tutt'ora non riesco a capire il motivo di quella fase. In quarta stavo pensando a qualcosa come Storia o beni culturali, e arrivando in quinta, anche grazie al mio professore di Spagnolo, ho scoperto questa facoltà, cambiando la mia opinione sulle lingue, e tutt'ora sono contentissima di ciò che sto facendo; ed è giusto, perché crescendo si cambiano le idee ed è normalissimo. Comunque non ho mai avuto dei ripensamenti durante il mio percorso universitario, ne sono davvero soddisfatta.»

Ti manca il Liceo Calasanzio?

«Personalmente, mi sono sempre trovata molto bene al Liceo: sono affezionata ai professori e alla scuola in sé, ad ogni suo aspetto; ho dei ricordi stupendi dei balli del Liceo, che mi porterò sempre nel cuore, e penso sia così per tutti. A volte vorrei tornarci e rivivere quegli anni in cui ero coi miei compagni e li vedevo tutti i giorni... Era una bella vita che mi piaceva molto, perché in generale si è spensierati, dunque porterò sempre il Calasanzio nel cuore.»

Tornando a parlare dell'Università: a parte il fatto che non mi sarei mai aspettata un test d'ingresso, ma ci sono altri aspetti peculiari che ti hanno stupita in maniera positiva ed altri che ti hanno fatta rimanere delusa?

«Un aspetto particolare è che, al terzo anno di questa triennale, c'è un semestre di Erasmus obbligatorio, quindi il primo semestre del terzo anno non si è a Genova, ma si è in un'altra università straniera; nel mio caso, andrò o in Francia, o in Spagna, ed è molto interessante, perché, in un'altra situazione, per l'Erasmus bisognerebbe fare richiesta ed entrare nelle graduatorie, mentre qua è obbligatorio , quindi in ogni caso mi faranno partire. Questa è sicuramente una cosa positiva, perché se si studiano le lingue, tenere in conto di fare sei mesi di Erasmus è molto importante. Per quanto riguarda gli aspetti negativi, la situazione risulta simile a quella del Liceo... Ci sono i professori che si apprezzano di più e quelli con cui c'è meno alchimia, però da noi, essendo in pochi, c'è la possibilità di chiedere più spiegazioni e chiarimenti, e bisogna dire che abbiamo sempre trovato disponibilità e chiarezza da parte di tutti. Un'altra cosa è che, quando eravamo in presenza, avevamo un tot di assenze giustificate, però dovevamo frequentare obbligatoriamente. Se si perde una lezione, si possono chiedere gli appunti al compagno, ma è diverso, perché ognuno ha il suo modo di seguire. Nessuno di noi ha mai avuto difficoltà a dare gli esami, e dipendeva anche dalla serietà con cui si svolgevano le lezioni.» 

Stai seguendo le stesse prospettive che avevi all'ultimo anno di Liceo, quindi di arrivare a diventare un'insegnante?

«Al momento non ne sono molto sicura: mi interesserebbe molto fare la traduttrice, anche perché ora stiamo affrontando le varie tecniche e, anche se sembra semplice, perché magari si può pensare che la traduzione sia immediata, il processo è più complesso perché bisogna fare attenzione a moltissimi aspetti importanti, al fine di trasformare il testo in maniera che chi lo legge poi in italiano, percepisca poi lo stesso di chi lo legge in francese. Trovando tutto questo molto interessante, sto accantonando quella che era la mia idea di fare l'insegnante.» 

Parlando invece dei rapporti interpersonali, anche se il periodo che stiamo vivendo non ne è molto a favore, come ti sei trovata a rapportarti con gli altri, considerando che sei arrivata a Genova solamente con un'amica?

«La prima settimana, penso fosse verso fine Settembre, siamo andate a Genova insieme dato che avevamo già la casa, e avevamo tutte le lezioni separate, in posti diversi. Premetto che io sono una abbastanza timida, ma a fare amicizia ce la faccio, con calma: infatti, il terzo giorno ho iniziato a trovare persone e, in realtà, quando ti siedi a lezione, è il primo giorno per tutti, quindi qualsiasi vicino tu hai, ci chiacchieri. All'inizio ero quasi affranta, perché mi sembrava di non riuscire a trovare qualcuno interessato ad instaurare un rapporto di amicizia, però poi, in realtà, dalla prima settimana ho cominciato a stringere dei rapporti. Chiaramente, ora ci conosciamo tutti ed è un po' come al Liceo, considerando che siamo una classe piccola. Adesso ho un'amica molto cara che ho conosciuto all'Università che sento tutti i giorni, e io non credevo avrei instaurato un rapporto del genere con qualcuno. Lei è di Imperia, per cui l'ho vista solo i primi mesi, ma sembra di avere un'amica del Liceo, ci sentiamo sempre ed è bellissimo.»

Secondo te bisogna avere una certa attitudine per intraprendere questo percorso?

«Ti dico, da noi siamo per la maggior parte ragazze, ma c'è anche qualche ragazzo. Ci sono persone che hanno un carattere più aperto e che non hanno problemi a parlare e a dire qualsiasi cosa; poi adesso abbiamo delle ore con un professore di Spagnolo in cui lavoriamo molto sull'oralità e sulla capacità di fare ed inventare un discorso, facendo anche attività di improvvisazione in diverse situazioni, approfondendo prima vari aspetti grammaticali e di lessico. È chiaro che man mano noi memorizziamo senza farci accumulare nulla, quindi lui prova sempre a farci fare anche attività di dibattito. Io ti posso dire che caratterialmente sono un po' più timida, nel senso che al Liceo ormai ero abituata coi miei compagni, ma qui c'è chi parla meglio, si ha paura di sbagliare e arriviamo tutti da licei diversi, quindi c'è chi è più preparato e chi lo è meno. Col tempo tutto questo si affronta, tuttavia bisogna tenere conto del fatto che se si vuole intraprendere la strada di interprete, bisogna essere consapevoli del fatto che si parla davanti ad un grande pubblico di persone, però se ci si lavora bene, non ci saranno timori del genere. Aiuta sicuramente anche ad essere più spigliati e parlare davanti alla gente è essenziale. Io sbaglio ancora, sia in Spagnolo che in Francese, ma i professori mi correggono e la cosa è utilissima per evitare di ripetere gli stessi errori.»

Io penso che questa facoltà sia davvero sottovalutata nonostante sembri esser davvero stimolante e originale, non trovi?

«Sì, a me piace particolarmente e non ne avevo mai sentito parlare: se in quinta non avessi avuto il mio professore di Spagnolo che durante un Venerdì pomeriggio ci aveva parlato di questa facoltà e di tutte le sue caratteristiche, soprattutto quella di Genova, perché di Torino non sapeva dirci molto, non penso l'avrei scelta. Inoltre, all'inizio ero convinta di andare a Torino perché molte amiche ci sarebbero andate, compresa la mia migliore amica, e a Genova sarei stata sola, anche considerando che le facoltà universitarie si trovano sempre in posti diversi. Alla fine mi ero convinta di andare a Genova, e avendo anche altre amiche a Torino, alla fine nei fine settimana si tornava a casa perché si aveva piacere di vedersi, di passare del tempo con la famiglia. Coi miei vecchi compagni di scuola siamo ancora in contatto, anche perché eravamo una classe abbastanza unita.»

Hai scelto di andare a Genova per via del tuo professore o anche per altri motivi?

«A me personalmente, Genova come città piace molto, è davvero particolare, caratteristica e diversissima da Torino. Sono stata fortunatissima anche con la casa, perché ero a tre minuti a piedi di distanza dall'Università. Ho scoperto quest'ultima l'anno scorso andando a trovare le mie amiche, e anche la vita è differente. Mio fratello studia Ingegneria a Genova, per cui anche per le questioni di iscrizione mi sentivo più sicura con lui, e come università mi aveva convinta più quella di Genova. Sono contenta di come sia andata e della mia scelta.»

Sei soddisfatta del tuo rendimento a livello di esami o di interventi a lezione?

«Sì, moltissimo, e ti dico che devo molto anche a quello che è stato il mio percorso al Liceo e ai professori in primo luogo, perché come mi hanno fatta studiare al Liceo, mi sta servendo tantissimo. Vedo ragazzi di altri licei che si sono trovati in difficoltà ad affrontare un tipo di studio che per me era lo stesso del Liceo: ad esempio, per studiare le letterature, ho usato lo stesso metodo che usavo alle superiori e i risultati si sono visti. L'Università è un mondo diverso dal Liceo, ma ciò che ho appreso al Calasanzio, sta dando i suoi frutti e vivo anche un po' di rendita.»

Ultima domanda, ma non per importanza: perché consiglieresti questa facoltà a qualcuno?

«Consiglierei la facoltà di T.T.M.I. perché, secondo me, apre veramente la mente. Affrontiamo sempre tanti aspetti, con tutti i professori, studiamo ed impariamo per avviare dei ragionamenti e per riflettere anche sull'attualità, come ad esempio la violenza psicologica e fisica sia sulle donne che sugli uomini, oppure il bullismo. Viene naturale pensare che siano argomenti su cui si discute sin dalle Medie, ma si affrontano in modo diverso per il semplice fatto che siamo adulti e i professori ne sono consapevoli. Ragioniamo comunque su tutto, ci tengono anche a chiedere le nostre opinioni per la lingua e per stimolare le nostre capacità di ragionamento. È fondamentale essere in classi piccole, perché è necessario che tutti abbiano la possibilità di prendere parola e di praticare la lingua per imparare ad usarla.»

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