L'importanza del viaggio

 Quanto è importante viaggiare?


Non è una domanda che ci si pone spesso.

Tuttavia, in questo particolare momento storico, sarà sicuramente aumentata, in alcuni di noi, la voglia di cambiare aria: come tutti sappiamo, con le restrizioni che caratterizzano la nostra vita da molti mesi è molto difficile prendere la valigia e partire.

Ma quanto è benefico, effettivamente, un bel viaggio? 


Innanzitutto, visitare nuovi posti stimola la mente: conoscere nuove culture, nuovi cibi, nuove persone del tutto diverse dai conoscenti che vediamo ogni giorno ci apre una finestra molto più ampia sulla realtà. Inoltre, arricchisce enormemente il nostro bagaglio culturale, il quale, visitando luoghi storici o musei, riceve informazioni in modo diretto rispetto allo studio dello stesso argomento su un libro.


Se di piacere, un viaggio può ridurre lo stress causato dal lavoro, dalla frenesia che occupa, quasi sempre, la vita di ogni individuo, soprattutto in un mondo così veloce come il nostro.

Certo, ci sono viaggi e viaggi: c’è chi preferisce una rilassante settimana in una spa, o chi parte per l’avventura con lo zaino in spalla… In ogni caso, anche se fisicamente stancante, una vacanza stimolante per la mente non ha prezzo.


Ma vi è anche un aspetto molto più pratico e utile: quando usciamo dalla nostra quotidianità (possiamo chiamarla zona comfort?), tutto ci è sconosciuto e nuovo, e per questa ragione è necessario tirare fuori la nostra capacità di problem solving. Infatti, se ci pensiamo, percorrere la stessa strada ogni giorno non fa lavorare il cervello come trovarsi con una cartina in mano in mezzo a una città sconosciuta!

Altro beneficio, e qui mi riferisco ai viaggi all’estero, è l’apprendimento di una lingua straniera: diciamocelo, non c’è paragone! Parlare direttamente con persone inglesi, francesi o spagnole migliora in modo esponenziale la nostra padronanza di una certa lingua, soprattutto se si è da soli.


Qualcuno di voi forse mi vorrebbe dire : “Sì, ma a non tutti piace viaggiare!”.
Ed io, lì per lì, vi risponderei : “Impossibile, provare per credere…!”.
Purtroppo, però, devo smentirmi. 

Secondo uno studio pubblicato sulla rivista “Evolution and Human Behaviour”, infatti, esiste un particolare “gene del viaggio”: è il recettore della dopamina D4 (DRD47r). Gli alti o bassi livelli di questo gene influenzano una maggiore o minore predisposizione all’essere entusiasta di un viaggio: la dopamina, d’altronde, è un neurotrasmettitore legato al piacere.

E pensate che solamente il 20% della popolazione ha alti livelli di DRD47r! Come possiamo intuire, questa percentuale è concentrata in zone del mondo dove le persone sono meno sedentarie e gli spostamenti incoraggiati.


Ebbene, spero che dopo questo articolo (e dopo questa pandemia…), molti di voi abbiano il desiderio e la possibilità di intraprendere un bel viaggio: non importa dove, l’importante è scoprire.


Alice Olivieri


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