Scienze dell'educazione - Torino

 Intervista a Matteo Sismondi

Scienze dell'educazione a Torino, terzo anno.

V: Spiega in cosa consiste scienze dell'educazione.
M: Si tratta di una laurea triennale e bisogna distinguerla da scienze della formazione sia per questo sia per il fine lavorativo, infatti quest'ultima viene scelta da chi desidera intraprendere la carriera di maestro, mentre chi vuole fare l'educatore sceglie scienze dell'educazione.

L'educatore è una figura professionale che presta sostegno a coloro che si trovano in una situazione di fragilità, ad esempio può occuparsi di minori con un passato difficile alle spalle, persone con disabilità, con dipendenze da sostanze stupefacenti ma anche da gioco, internet, eccetera.

L'educatore può seguire anche immigrati, persone in carcere o senza una casa.

Il suo mestiere consiste nell'aiutare queste persone a prendere in mano la propria vita personalmente, senza che ciò debba essere fatto da figure esterne. Sostanzialmente, l'educatore aiuta chi si trova in situazioni difficili a trovare un partner, un lavoro e una casa, proprio come tutte le persone che abbiano avuto un percorso di vita più "ordinario". Osserviamo che queste cose sono sottovalutate molto dalla società, soprattutto quando si tratta della vita di persone con disabilità.


V: Quali porte può aprire per il futuro?

M: Il primo anno è uguale per tutti, mentre dal secondo anno in poi vi sono tre indirizzi. Il primo è NEDI per diventare maestro di asilo nido, il secondo è socioculturale, che faccio io, ed il terzo è ECLA, che riguarda la sfera del linguaggio e si occupa dei libri scolastici.

Riferendosi al socioculturale, gli sbocchi sono moltissimi perché l'ambito sociale è universale. I principali sono carceri e comunità di prima accoglienza, per disabili o per minori. Tuttavia, attualmente questo lavoro è orientato soprattutto verso le comunità, che sono di due tipi diversi: residenziale e semiresidenziale.

-Residenziale: l'esercizio è aperto 24 ore su 24 e gli educatori si alternano nello svolgimento del proprio compito.

-Semiresidenziale: gli educatori sono presenti nella struttura solo per un tot di ore al giorno.

Il sistema delle comunità sta però venendo pian piano scalzato da un'altra forma di educazione che a mio parere è molto più utile, che prevede che l'educatore accompagni la persona a cui si riferisce nel suo percorso di vita. In questo caso è l'educatore ad entrare nella vita della persona assistita e non viceversa come accade nelle comunità, e la segue a 360 gradi.

Un ultimo ambito in cui un educatore può essere coinvolto è l'area tematica. Se è specializzato in un ambito particolare, egli potrebbe recarsi in una comunità sportiva oppure teatrale/artistica (in quest'ultima vi sono parecchie richieste ultimamente) ed organizzare attività coi suoi membri per alcune ore alla settimana.

Ovviamente, in una città c'è sempre più possibilità, come del resto avviene per tutti gli ambiti. 


V: A proposito di città, tu vivi a Torino oppure viaggi regolarmente per raggiungere la tua Università? Puoi esporre i lati positivi e quelli negativi del tuo caso?

M: Come tutti gli universitari, da ormai un anno sto seguendo le lezioni solamente online anche a causa dell'emergenza da coronavirus. Comunque, prima di ciò ho trascorso una settimana come pendolare raggiungendo quotidianamente Torino via treno, e devo ammettere che fosse abbastanza impegnativo visti gli orari di inizio e fine delle lezioni. Proprio per questo ho deciso di cercare una casa nella città ed è stato molto più vantaggioso vivere direttamente nell'ambiente universitario. Ovviamente una grande città offre molte più possibilità di un piccolo paese come possono essere i nostri, e questo influenza positivamente lo stile di vita dello studente.

Inoltre, vivere lontano dalla famiglia è un'esperienza di vita molto utile, così come trasferirsi dal proprio paese ad un ambiente cittadino sicuramente molto diverso.

La comodità o la scomodità della vita da pendolare certamente dipendono dalle caratteristiche della propria facoltà, ma nel mio caso con lezioni giornaliere al mattino presto era parecchio scomodo. 


V: Qualche tuo compagno/amico del liceo ha scelto la tua stessa facoltà o comunque vi siete trovati a fare il viaggio insieme? Se no, è stato semplice trovare nuove amicizie?

M: Ho sempre trascorso il viaggio verso Torino in compagnia di amici di elementari, medie o liceo, così come le uscite in città la sera, ma nessuno che conosco frequenta la mia stessa facoltà, dunque il primo giorno di università ero solo. Sono stato fortunato perché ho subito conosciuto delle persone e creato un gruppo, ma certamente le opportunità di socializzazione sono molto diverse rispetto al liceo, dal momento che le classi sono estremamente numerose ed i compagni mutano a seconda dei corsi scelti. A mio parere ci vuole fortuna, e ovviamente dipende molto dalla propria personalità. 

Aiuta molto a socializzare il fatto che ci si trovi tutti nella stessa facoltà, dunque è sottinteso che si abbiano aspirazioni e passioni in comune. In certe materie, poi, sono previsti lavori di gruppo che favoriscono l'interazione tra compagni. 

Con la didattica a distanza, sicuramente, immagino che socializzare sia molto più complesso.


V: Cosa ti ha portato a scegliere quest'università? Qualche anno fa avresti mai pensato di giungere poi a prendere questa decisione?

M: Non avrei mai pensato di scegliere questa facoltà, soprattutto perché durante gli anni del liceo non ho mai avuto un'idea fissa di cos avrei fatto in seguito. Comunque, dal momento che al liceo mi riusciva molto meglio lo studio delle materie umanistiche, di fronte a me avevo prevalentemente due scelte: psicologia e scienze dell'educazione. Non avendo superato il test per psicologia, ho optato per la seconda, e mi sono trovato molto bene (studiare era piacevole per me) dunque non ho più pensato di cambiare. 

Ovviamente nella mia facoltà si studiano anche materie scientifiche, ma prevalgono pedagogia e psicologia, e trovo molto più gratificante studiare materie di quel genere. Certamente forse alcune facoltà aprono più porte, ma ho preferito scegliere in base a ciò che mi piaceva.


V: A proposito di test d'ingresso, hai trovato complesso quello della tua facoltà? Su cosa bisognava prepararsi maggiormente?

M: Essendo passato un po' di tempo dal mio test d'ingresso non ne ho un ricordo vivido, ma posso dire che non fosse né troppo semplice né troppo complesso. Non sono un grande fan dei test d'ingresso dunque non l'ho svolto in modo perfetto, ma sono stato preso ugualmente. 

Tra le domande ho trovato soprattutto quesiti di cultura generale, piuttosto presenti in qualunque tipo di test d'ingresso, domande di logica grammaticale o sintattica (ad esempio frasi con doppia negazione) e comprensioni del testo. Non vi erano domande di matrice scientifica. 


V: La tua facoltà richiede abilità particolari?

M: Sicuramente bisogna essere persone dotate di pazienza e tranquillità, infatti ho scelto la facoltà anche in base alle mie caratteristiche personali. Penso che una persona nervosa, che fatica a mantenere la calma di fronte ad una determinata situazione e che perde molto facilmente la pazienza potrebbe trovarsi piuttosto in difficoltà. 


V: Fino ad ora ho inteso che la tua Università ti piaccia molto. Ci sono invece dei lati di essa che ti hanno deluso, qualcosa che ti aspettavi fosse diverso?

M: Premetto che parlo solamente dal mio punto di vista, e che l'esperienza di ognuno è diversa. La prima cosa che mi ha deluso è il fatto che il tirocinio sia previsto solo per l'ultimo anno, perché a mio parere avrebbero dovuto puntare molto di più sull'esperienza diretta sul campo, e magari farla iniziare già dal primo anno. Facendo il tirocinio solo all'ultimo anno si perde la possibilità di capire se effettivamente ci si trovi bene sul lavoro, e non solamente nello studiare le materie della facoltà. Si tratta di due cose molto diverse. 

Il secondo aspetto che mi ha deluso è la disponibilità di corsi, infatti sebbene molti siano inerenti alla mia facoltà trovo che altri non c'entrino assolutamente nulla, anche se comunque sono interessanti. Per esempio, il primo anno ho studiato storia e filosofia, e certamente possono essere utili, ma secondo me sarebbe stato meglio concentrare l'attenzione sulle materie che potrebbero aiutarmi davvero nel mio percorso lavorativo.


V: Dove ti vedi tra cinque anni?

M: Ad essere sincero non so risponderti, perché sono una persona che si concentra molto su obiettivi "a breve termine", cercando di raggiungerli uno per volta. Al momento mi vedo laureato, ma so che il tirocinio mi aiuterà molto a chiarirmi le idee. Ciò che posso dirti con certezza è che dopo la laurea il mio futuro dipenderà molto dalla scelta che farò, che sia prendere una laurea magistrale, entrare nel mondo del lavoro oppure fare entrambe le cose. 

 Scienze dell'Educazione e della Formazione [SCEF] – Orienta Campus


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