Il piacere della lettura

Alice Bolognese 5^D

“Chi tenta la strada del piacere della lettura in quanto tale, a scuola è destinato a soccombere”; così Marcello Fois introduce un argomento piuttosto dibattuto: il piacere della lettura. Sostiene, infatti, che il piacere della lettura sia un lusso che la scuola non si può permettere. A suo parere, una lettura piacevole deve essere limitata alla sfera privata, senza influire sui tempi già ristretti dei programmi scolastici.

Personalmente, penso che questa sia una visione piuttosto ottusa e dozzinale di ciò che invece è un organo molto più complesso ed articolato. La scuola non è un luogo ad ispirazione fascista dove ogni alunno disciplinato deve sottostare a rigide regole e obblighi gravosi senza possibilità di libera espressione (voglio dire, la scuola non è solamente in questo modo). Può anche essere un luogo di dialogo, di apprendimento consapevole e volontario. Certo, non mancano i conflitti di interessi, dove alunni poco propensi a svolgere il loro sacrosanto dovere intralciano il lavoro di insegnanti volenterosi; talvolta, non manca nemmeno lo scenario opposto, dove alunni volenterosi vengono ostacolati da docenti poco competenti. Il significato alla base di questo discorso è che, a costo di risultare banale, non esiste il bianco ed il nero, e nemmeno il grigio, ma un intero spettro di colori che varia continuamente a seconda dei ragazzi e dei docenti che si ritrovano “costretti” a condividere l’aria di un’aula per poche ore a settimana.

Credo fermamente, infatti, che il docente possa tentare un modo per andare incontro ai ragazzi, proponendogli liste da cui scegliere il libro che più li ispira, oppure assegnando letture a scelta di qualsiasi genere e lunghezza, proprio per aiutare i ragazzi e trovare il loro genere prediletto, senza però tralasciare la lettura meno piacevole ma altrettanto redditizia dei grandi classici. La lettura è un ambito ampissimo e in continua progressione; ognuno ha i propri interessi, ed è quindi molto difficile trovare un libro che piaccia a ventisette persone, a maggior ragione se sono ventisette studenti adolescenti, che sono ancor più esigenti in ambito letterario. Proprio per questo motivo penso che sia necessario assegnare una serie di letture obbligatorie: è necessario arricchire la conoscenza dello studente o, come giustamente dice Fois, il bagaglio culturale di cui si servirà per affrontare la vita.

Ciò non toglie, però, che un dovere intrinseco della scuola sia quello di far apprezzare la lettura ai giovani, insegnargli a scegliere un romanzo, un’opera di teatro, una novella, o anche soltanto una storia breve che possa risultare realmente interessante per loro, o addirittura piacevole. Perché, alla fine, la scuola ha l’obbligo di guidare un giovane attraverso l’arduo percorso della crescita, mostrandogli che, in fin dei conti, la lettura non è così male. Ci sono talmente tanti generi, talmente tanti stili di scrittura, che bisogna veramente impegnarsi per fare un’affermazione tanto insolente quale “non mi piace leggere, né mai mi piacerà”.

Non sarà certo Dante con la sua “delfica deità” che mostrerà ai giovani il piacere della lettura, incoraggiandoli a perseguire questo sano passatempo anche nel loro tempo libero. Sicuramente, Dante non è così male rispetto innumerevoli autori che ogni studente affronta nel corso della sua carriera scolastica (personalmente, ho apprezzato molto lo studio del suo viaggio), ma “non è così male” è ben lontano dall’obiettivo finale nel faticoso viaggio per trovare ciò che realmente ci piace leggere. Proprio per questo è necessario che la scuola fornisca un buon bilanciamento tra i classici che è necessario leggere ed i romanzi che è piacevole leggere.

L’ambito letterario, inoltre, è spesso pieno di pregiudizi, dove si viene giudicati per le proprie letture di piacere, quando esse sono esattamente quello: un piacere. La scuola, a mio avviso, dovrebbe anche accettare qualsiasi tipo di lettura di piacere, senza pregiudizi nei confronti di quei romanzi che vengono giudicati meno educativi, come il fantasy, il genere distopico, il genere romantico, o addirittura l’erotica. A modo loro, tutti questi romanzi forniscono insegnamenti, e non ritengo giusto giudicarli “poco seri” o “da ragazzina” come spesso vengono ingiustamente appellati. Non mi basterebbero le dita di entrambe le mani per contare quante volte mi è stato rinfacciato il fatto che la mia lettura non potesse nemmeno considerarsi tale semplicemente perché la tematica principale, ovvero l’amore, non era all’altezza delle aspettative del mio interlocutore. Ora, non sto paragonando Harry Potter a Manzoni, due letture che non vivono nemmeno nello stesso pianeta da quanto sono differenti, ma vorrei sottolineare che sono comunque entrambe letture valide, adeguate all’età ed ai gusti del lettore stesso.

Mi chiedo inoltre come sia possibile che un’istituzione tanto fondamentale come la scuola, un luogo di conoscenze necessarie, e con una missione tanto importante, sia rapportata a termini come “soccombere”? Cosa dice ciò del nostro sistema scolastico? Com’è possibile che il destino di uno studente sia quello di soccombere se tenta la strada del piacere della lettura? Sia chiaro, la lettura, così come lo studio, non è sempre un piacere, soprattutto in un contesto scolastico. Il fatto che un tale termine possa essere pensato e anche talvolta attuato in un contesto scolastico parla chiaro su che tipo di sistema domini le vite dei nostri ragazzi. La scuola, luogo nato come fonte inesauribile di apprendimento, è ora sinonimo di stress, valutazioni opprimenti, e spesso professori incompetenti. Il rapporto tra insegnante e studente dovrebbe essere basato sul rispetto reciproco e sul desiderio di trasmettere o ricevere conoscenza, da ambedue le parti; eppure, purtroppo, questo rapporto viene stravolto con docenti che ritengono i propri allievi svogliati (non sempre a torto) o incapaci, e alunni che non portano il dovuto rispetto a colui o colei che sta dietro alla cattedra. Ma non è allora forse sbagliata l’intera mentalità con cui lo studente, così come l’insegnante, si approccia rispettivamente all’apprendimento e all’insegnamento? Forse sì, ma questa sarà una problematica per un altro tema.

In aggiunta, penso sia un dovere dello stato, ed un diritto dello studente, quello di ottenere un curriculum scolastico aggiornato, al passo coi tempi, quantomeno per quanto riguarda le letture assegnate. Ad esempio, non è più accettabile dedicare mesi di tempo alla lettura di romanzi come Madame Bovary o La Regenta, che trasmettono morali poco attuali e contro qualsiasi principio di femminismo. Proprio per questo c’è una vigorosa necessità di cambiamento, di introdurre lo studio di opere più recenti che trattino senza vergogna temi quali l’omosessualità, il femminismo, o le lotte razziali. Per non parlare della chiusura mentale che avvolge l'argomento della religione! Trovo fondato e sensato lo studio di autori del passato la cui vita era immersa nella religione cristiana, perché fa parte della nostra storia e cultura, ma siamo ormai arrivati ad un punto in cui non è più accettabile credere che l’unica religione ammissibile sia quella cattolica. Abbiamo bisogno, nel rispetto delle radici e delle credenze di numerosi studenti che frequentano le scuole italiane, ma anche per ampliare le conoscenze generali di tutti gli studenti, di studiare opere di autori extraeuropei, che hanno subito l’influenza anche di altre religioni. Mi ritengo consapevolmente ignorante riguardo alle culture orientali quali l’India, la Cina o il Giappone, e me ne dispiaccio enormemente.

Come lettrice, posso garantire che il piacere della lettura non è una sorta di Sacro Graal inarrivabile, nonostante così possa sembrare ad alcuni; è, anzi, la forma più pura di intrattenimento, e può risultare benefica in tutti i sensi. Da un lato, è un vero e proprio piacere disconnettersi dal mondo reale anche solo per qualche pagina, tuffandosi in una realtà lontana, in una vita di cui altrimenti non ci sarebbe mai data occasione fare esperienza. Allo stesso tempo, però, è anche una forma continua di apprendimento, dal più piccolo beneficio come imparare termini appartenenti ad un registro linguistico più elevato, fino al grande potere di trovare un proprio stile di scrittura. Perché, infatti, la lettura insegna molto anche su come scrivere; ciò, chiaramente, non ti renderà uno scrittore, ma sarà più che sufficiente per arrivare al sei in un tema scolastico (spero).

In conclusione, sono tendenzialmente in disaccordo con l’affermazione di Fois. Ci tengo a precisare che concordo pienamente con la sua descrizione del ruolo educativo svolto dalla scuola, ma esso non deve essere visto come un limite, piuttosto come una delle tante sfaccettature che formano questa istituzione. Di conseguenza, è necessario approfondire e leggere grandi opere classiche quali I promessi sposi di Alessandro Manzoni, romanzo che ha aiutato a plasmare l’identità del popolo italiano di cui facciamo parte, ma, come ho già ribadito più volte, per nessuna ragione al mondo le consegne di letture scolastiche devono essere limitate a quello. Si può introdurre un curriculum più attuale ed interessante, che coinvolga i giovani nell’esperienza quasi mistica che è quella di “trasumanar”, per citare Dante, grazie alle pagine di un libro. Il piacere della lettura non è una “conquista”, come sostiene Fois, ma piuttosto un’approfondita ricerca di sé, dei propri gusti e preferenze, senza lasciarsi condizionare da ciò che gli altri pensano sia meglio che tu legga, perché la lettura educativa è già parte dei doveri scolastici di qualsiasi studente.

La vita è piena di obblighi, e la lettura non deve essere tra quelli.

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