La donna di Einstein

Orientiamoci con una breve biografia: Mileva Marić può rappresentare un nome sconosciuto per molti di noi.
Cito allora qualcos'altro : la moglie di Einstein.
Mileva Marić è stata, più propriamente, una matematica e fisica che a 21 anni riuscì ad essere ammessa al Politecnico di Zurigo. Rinunciò a laurea e carriera per seguire i suoi figli, avuti con il grande scienziato Albert Einstein. 

Popolarmente, la storia si conclude qui... Ma potrebbe esserci un retroscena.

Lettere scambiate tra lui e il marito sono state recuperate e proprio da quelle emerge un contributo attivo di Mileva agli studi e alle ricerche del marito: insomma, si può dire che, forse, alcuni meriti non sono attribuibili interamente ed esclusivamente ad Einstein, nonostante sia difficile analizzare tali scambi, sia per la grande riservatezza della moglie che per l'anonimato utilizzato. 

In queste lettere appaiono espressioni come "nostro" e "noi" proprio riferite a tematiche scientifiche a cui lavorava. 

C'è un secondo fattore che fa ipotizzare l'occupazione di Mileva nelle ricerche e nel lavoro scientifico del marito: nel periodo di matrimonio tra i due, Albert Einstein era un impiegato statale e proprio per questo il suo spazio da dedicare agli studi era ridottissimo.

Ecco, però, che salta fuori una testimonianza più diretta: la donna rivela infatti ad un suo amico il seguente estratto :"Abbiamo terminato un importante lavoro che renderà mio marito lo scienziato più famoso del mondo". 

E così fu, sebbene il mondo lasciò indietro una parte integrante di quella scoperta. Pare difficile che una donna così colta e brillante potesse errare nell'uso delle parole, e ancor più difficile pare che, vivendo insieme e condividendo le proprie giornate, proprio lei non avesse contribuito al lavoro del marito.

In fin dei conti, uno scienziato rimane uno scienziato: è quasi impensabile ritenere che la studiosa si sia allontanata definitivamente dalla disciplina amata.

Consiglio, per gli interessati, il romanzo "La donna di Einstein" di Marie Benedict.