La Camera degli Sposi: misteri e curiosità
Quest’ultima, denominata anche “Camera picta” (Camera dipinta), fu realizzata tra il 1465 e il 1474 quando il maestro operava alla corte dei Gonzaga e, a differenza di quanto si puó essere indotti a pensare, non era utilizzata come camera nunziale bensì come sala di rappresentanza.
Tralasciando le considerazioni artistiche comunemente diffuse vorrei evidenziare
aspetti più curiosi e meno noti.
Varcata la soglia lo sguardo viene attratto dalla bellezza delle pareti affrescate rappresentanti l'elezione a cardinale di Francesco Gonzaga e dalla magnificenza del soffitto.
Perché su due pareti sono dipinte delle tende chiuse?
La risposta é semplice: il Mantegna decise di concentrare la narrazione solo sulle pareti su cui ricade la luce delle due finestre presenti e non su quelle in ombra poiché il lavoro non sarebbe stato valorizzato.
Il genio dell'artista lo si ritrova anche nella realizzazione di drappi che nelle pareti illuminate sono totalmente scostati mentre in quelle in ombra coprono l'intera superficie lasciando peró intravedere parti di cielo per dare continuitá all'affresco.
Possiamo notare come l'artista, solito rappresentarsi nelle sue opere, si sia autoritratto nascosto tra la vegetazione su un finto pilastro oltre che con un enigmatico profilo tra le nuvole.
Inoltre si puó osservare vicino alla finestra della parete nord la data d'inizio opera dipinta in finto graffito e quella di fine sull'insegna retta dai putti alati.
È opportuno precisare che vengono definiti putti alati e non angeli i poiché la principale differenza la si riscontra nella presenza del sesso in quanto nei secondi non é identificato.
Al fine di non accostare sacro e profano l'artista ha scelto di rapresentare i primi.
Nella parete nord, dedicata alla raffigurazione dei futuri sposi, si nota la presenza di una nana di corte il cui sguardo “segue” il visitatore nei suoi movimenti all'interno della sala; lo stesso effetto é stato realizzato dal Mantegna anche nella parete adiacente attraverso il muso di un cane da caccia.
L’effetto prospettico più rilevante resta
peró quello realizzato con l'oculo affrescato sul soffitto dal quale sembrano affacciarsi putti alati e uccelli dal fascino esotico.
Rappresentando un terrazzino di affaccio il Mantegna crea l’illusione di aprirci una finestra sul cielo, ampliando cosi i volumi della stanza dalle dimensioni modeste.
Ovviamente non manca un aspetto legato al mistero.
Come in tutti i castelli che si rispettino anche in quello di Mantova é presente un fantasma che inquieta le notti dei cittadini Mantovani che vedono vagare l'ombra della sua presenza.
Si narra appartenga ad Agnese Visconti, donna che non trova pace per la morte del marito o, spiegano altre fonti, perché sepolta in terra non consacrata in seguito alla decapitazione dovuta alla sua ricerca di vendetta per il padre ucciso.
In ultimo si puó ancora segnalare l'aspetto realistico e tridimensionale dell'affresco
osservando i peli del cane e il piede di un putto così realistico che sembra realizzato in bassorilievo.
Vi sono ulteriori messaggi che solo una guida attenta ed esperta del raffinato stile pittorico del Mantegna é in grado di far osservare.
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