Figli e genitori
Nel senso proprio del termine, il "genitore" è colui che genera un figlio.
In realtà, così come dice il detto "i figli sono di chi li cresce", mettere al mondo un'altra persona è solo il primo passo per diventare pienamente genitore e per immettersi nella complicata e fragile rete del rapporto con un figlio. Nei primi anni di vita il bambino, senza nemmeno esserne consapevole, per sopravvivere si affida totalmente a coloro che impara a riconoscere come genitori: non è un caso se molto spesso le prime parole che pronuncia un neonato sono "mamma" o "papà".
Con il passare del tempo, i genitori non devono più occuparsi solamente dei bisogni fisici del bambino (mangiare, imparare a camminare, crescere) ma anche di quelli psicologici e sociali.
La famiglia è il primissimo nucleo in cui l'individuo sperimenta il contatto con una rete sociale e a partire da questa si costruiscono strutture relazionali con altre persone e la personalità stessa dell'individuo.
Ma crescendo ed entrando in contatto con il mondo esterno, il bambino evolve: infatti proprio sotto gli occhi increduli dei genitori lo scorrere perpetuo del tempo ha compiuto il suo corso e il bambino non è più un bambino, ma un ragazzo. E se nell'infanzia i genitori hanno plasmato le basi dell'identità, è durante l'adolescenza che i ragazzi devono capire non solo chi sono ma anche chi vorranno essere da adulti.
Gli adolescenti devono diventare sempre più autonomi fino a raggiungere l'indipendenza pertanto in questo periodo i figli rivendicano la propria autonomia e la volontà di uscire da quel rifugio sicuro rappresentato dalla famiglia. Questo non è però un passaggio facile. I genitori talvolta sembrano non capire i figli, non riconoscerli più; d'altra parte anche i figli non capiscono i genitori. Mentre gli adolescenti non sono ancora mai stati adulti, i genitori sono stati adolescenti, ma molti anni prima, in un contesto per certi aspetti differente dalla società attuale e forse il ricordo di quel periodo è ora deformato dal punto di vista più maturo dell'adulto. I genitori sanno per esperienza che il mondo fuori dalle mura di casa può essere duro e crudele e persistono dunque nel proteggere il figlio. Poiché sperano che lui non compia i loro stessi errori, gli impediscono di provare certe esperienze, di intraprendere una tale strada per inseguirne un'altra da loro ritenuta migliore. Nonostante la buona fede, forse è proprio questo lo sbaglio.
"Nessun genitore deve volere il meglio per suo figlio. E sai perché? Perché non lo sa. Un genitore non sa cos'è il meglio per suo figlio. Non lo può sapere, come potrebbe? E' Dio? Legge nella sfera di cristallo? No, è solo un genitore. E allora dovrebbe starsene a guardare e basta, un po' come si sta davanti al mare a guardare il mare. Si accompagnano le onde con lo sguardo. Le onde che si infrangono, le foglie che cadono, la canna da pesca che si piega quando il pesce abbocca...così. Accompagnare. Anche i figli bisogna accompagnarli."
Queste sono le parole di Filippo, un figlio incompreso dai genitori, nel libro "Non so niente di te" di Paola Mastracola. Loro avrebbero voluto che Filippo diventasse un economista. Bel progetto, un futuro roseo e ricco, ma semplicemente non quello che rendeva felice Filippo che, per non deluderli, decide di mentire e scappare. Nella "novella delle papere" tratta dal Decameron di Boccaccio, troviamo Filippo Balducci, uomo sofferente che forse, in seguito alla morte della moglie, aveva ritrovato pace nella religione . Questo che diritto gli dava di celare al figlio il resto del mondo? Nessuno. Sono i figli che, davanti alle possibilità a loro esposte, devono scegliere. D'altronde, sbagliando si impara.
Celebre è la poesia "I vostri figli" di Kahlil Gibran, di cui riporto alcuni versi:
"I vostri figli non sono figli vostri. Sono i figli e le figlie del desiderio che la vita ha di se stessa. Essi non provengono da voi, ma attraverso di voi. E sebbene stiano con voi, non vi appartengono. Potete dar loro tutto il vostro amore, ma non i vostri pensieri, perché essi hanno i propri pensieri. Potete sforzarvi di essere simili a loro, ma non cercare di renderli simili a voi, perché la vita non torna indietro e non si ferma a ieri. Voi siete gli archi dai quali i vostri figli, come frecce viventi, sono scoccati."
Tuttavia, siamo gentili con i nostri genitori: è anche la loro prima volta in cui vivono la vita.
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