Cronache di un viaggio in Romagna, tra tortellini, mosaici e piccioni
In principio fu la sveglia alle cinque. La terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l’abisso. Più di quattro ore di pullman ci separavano dalla città degli Este. La tranquilla Ferrara ci accolse in maniera scoppiettante: destino volle che incontrammo ben otto neolaureati sul nostro cammino, vestiti ovviamente nella maniera più imbarazzante possibile. Tra una neodottoressa in Scienze della Comunicazione vestita da pacchetto di pasta e un giovane laureato in Giurisprudenza con muta da sub e pinne, i tesori della città apparvero via via dinanzi ai nostri occhi. Nonostante i danni del terremoto, la facciata gotica della Cattedrale incombeva sulle nostre teste, in tutto il suo splendore; dietro di noi, il Palazzo Ducale , collegato al Castello Estense da una “via Coperta” che consentì ad Eleonora di Napoli, moglie di Ercole I d’Este, di fuggire dal Palazzo verso il Castello nel corso di una rivolta. Da quel giorno, non volle sentire ragioni: mai e poi mai sarebbe tornata...